
Il caldo fascino dello stabilimento balneare Il simbolo indiscusso dell'estate e della rinascita italiana
Sdraio, ombrellone e crema solare. Il kit del frequentatore dello stabilimento balneare è tanto semplice quanto pieno di un valore estetico ricco di fascino. File di lettini perfettamente allineati su una tavola di sabbia, ombrelloni a spicchi colorati che disegnano un pattern ipnotico riscaldato dal sole estivo. Indipendentemente da qualche sia il litorale, lo stabilimento esercita da sempre un fascino unico, quello di un piccolo mondo fatto di frequentatori abituali, turisti disorientati e lunghe giornate fatte di "dolce far niente", quei piccoli riti in cui ognuno ha il suo posto. La stessa cabina, lo stesso lettino, un piccolo microcosmo che accoglie ogni anno migliaia di bagnanti in una tradizione che nata nel 1827 a Viareggio, seguito sedici anni dopo dallo "Stabilimento privilegiato dei Bagni Marittimi" a Rimini in un boom che ben presto portò molte altre aree della riviera romagnola ad attrezzarsi. Di lì a poco altri stabilimenti sorsero a Livorno, al Lido di Venezia, sulla costa ligure, a Napoli e a Palermo.
Se la spiaggia diventò un'abitudine nelle estati degli italiani, attività ludiche come il beach volley o lo snorkeling trovarono spazio tra i nuovi hobby dei bagnanti. Anche la moda si lasciò influenzare prima con la comparsa degli slip, fino a quel momento intesi solo come indumento intimo, ma soprattutto del bikini, nato nel 1946 grazie al designer francese Louis Réard. Arrivato in Italia solo negli anni '50, il due-pezzi sradicò l'estremo senso del pudore in vigore fino a quel momento, in cui i costumi femminili, così come quelli maschili, coprivano buona parte del corpo con poche eccezzioni nei modelli che scoprivano le gambe.