
Non siamo pronti al ritorno della polo Dai Perry Boys alla London Fashion Week, il grande classico delle subculture inglesi
La polo aderente col colletto sbottonato, religiosamente portata insieme a jeans attillati e cinturoni in cotone con la chiusura in metallo, l’avevamo felicemente archiviata a metà degli anni 2010, quando l'hype culture era riuscita a spostare i riflettori su sneaker e outfit oversize. Per farla tornare in pole position tra gli articoli di moda più gettonati c’è voluto il 2020, con il rientro scalpitante di estetiche vintage come il quiet luxury, il bloke core e l’indie sleaze. La camicia in cotone a maniche corte oggi è protagonista anche al cinema, con progetti come Challengers e Ripley che ne riprendono i codici grazie al look monocromatico di Zendaya sul campo da tennis e a quello old money di Andrew Scott a Venezia, e in passerella, con designer come Jonathan Anderson a Martine Rose che rendono omaggio alle radici britanniche della cultura ultras. Al contrario di quanto possa far pensare la silhouette rigorosa ed elegante della polo, non è il look “senza tempo” ciò che la rende l'articolo in grado di ritornare a cavalcare l’onda dei trend, ma esattamente il contrario. In una polo, tra un colletto rialzato e uno minuziosamente stirato, si nascondono una marea di significati culturali diversi, appartenenti a subculture lontane anni luce. L’oggetto è unico, ma una semplice piega può trasformarne il look.
La polo nella Terrace Culture
Prima che Prototypes prendesse ispirazione dallo stile degli ultras italiani per la SS25, a riprenderne i codici estetici in passerella sono stati per primi Raf Simons, che nel 2008 ha avviato una partnership con Fred Perry, terminata nel 2023, Miu Miu e Prada, anche se in quel caso il look era legato alla gioventù collegiale. Dopo essere sparita per un breve periodo, dalla metà del 2010 agli inizi dei 2020, nelle ultime stagioni le collezioni di moda pullulano di polo, specialmente a Londra. Da Charles Jeffrey Loverboy, Craig Green, JW Anderson, Martine Rose e Wales Bonner il bloke core viene sradicato dall’austerità della curva dello stadio e trapiantato in un contesto artistico con l’aggiunta di righe, fantasie, colour-block e silhouette sporporzionate. Negli Stati Uniti, in compenso, sono pochi i designer che cercano di avvicinarsi al look, tra cui Eli Russell Linnetz, che per la SS25 le ha proposte aderenti, graficamente stropicciate e indossate una sopra l’altra. Da New York a Londra, passando per Milano e Copenhagen, si intravedono i resti della Terrace Culture farsi strada sulle passerelle. Non ancora affermati con il proprio nome, ma ancora incastrati nel nomignolo che gli è stato dato negli ultimi anni con bloke core, dimostrano ancora una volta la feroce presa che hanno le subculture sulla moda di lusso. Non hanno ancora fatto il loro debutto il colletto rosso rialzato di Cantona o la polo aderente rosa confetto di Amy Winehouse, ma forse è solo questione di tempo.