
Kanye West e noi È troppo facile ricondurre tutti gli errori di Kanye solo alla sua condizione psichiatrica
Lo slogan di “White Lives Matter” è comparso per la prima volta sulla scena americana a partire dal 2015. Reso popolare dal gruppo suprematista bianco texano Aryan Renaissance Society (il cui solo nome basterebbe a spiegarne i principi) si è poi diffuso tra vari gruppi minori affiliati al Ku Klux Klan. Lo slogan nasce come violenta controparte del Black Lives Matters, il movimento BLM che aveva invaso le strade americane dopo gli omicidi di Trayvon Martin prima e Eric Garner poi. Di White Live Matters si è parlato spesso, anche se raramente lo slogan ha attraversato il confine statunitense. Almeno fino a quando non è arrivato Kanye West.
Non in tutte le storie esistono i buoni e i cattivi, e questa è una di quelle. Il Kanye West che stiamo conoscendo oggi non è altro che una versione estremamente esasperata di quello che abbiamo sempre conosciuto, che si può riconoscere dalle immagini di jeen yuhs, il documentario che ne racconta l’ascesa. È troppo facile ricondurre tutti gli atteggiamenti sbagliati di Kanye sempre e solo alla sua certificata malattia mentale; così come però è giornalisticamente folle ritrovarsi qui ogni volta che Kanye West ne dice una più sbagliata della volta precedente. Forse i tempi sono diversi, ma tra “Slavery was a choice” e “BLM was a scam” non esiste tutta questa differenza, dopotutto. I media mainstream hanno costruito attorno a Kanye una piattaforma di risonanza che faceva comodo a tutti, una piattaforma che si alimentava del più banale espediente retorico artistico di sempre: genio e sregolatezza. Oggi Kanye è andato oltre, la scorie della morte di Virgil Abloh e il vuoto di tutto quello che Virgil ha rappresentato sono solo benzina su un incendio che non si poteva evitare e che è stato appiccato nello stesso momento in cui Kanye West ha cambiato il mondo della moda, rivoltando come un calzino, e costringendo tutti a giocare al suo stesso gioco.
I giudizi morali su Kanye West sono ovviamente immediati, quello su cui forse dobbiamo interrogarci sono i giudizi morali su noi stessi. Abbiamo permesso - a torto o ragione - che questo fosse il mondo di Kanye West e abbiamo voluto fortemente farne parte. Oggi quel mondo brucia e le sue fiamme potrebbero non essere così facili da domare proprio perché non riguardano solo Kanye West, riguardano noi.