BOY London Italia - Fenomenologia Del Legal Fake Made In Barletta State comprando un falso d’autore e non ve ne siete accorti

Fondato nel 1976 da Stephane Raynor la storia del marchio BOY London è un vero modello di resistenze e adattamento. Adorato dalla scena underground e indossato negli ultimi trent’anni da ogni sottocultura degna di questo nome  - dai fashionisti ai new romantics -  il brand creato al 153 di Kings Road ha superato la prova del tempo restando ad oggi uno dei brand più amati.


L'elemento creativo si concretizza da questo momento non solo in vernissage e concerti underground ma dallo spasmodico desiderio di impostare nuovi stili e lanciare tendenze innovative, consentendo a BOY London di diventare in breve il più iconico e chiacchierato brand del pianeta. Sono questi gli anni delle sfilate selvagge e degli eventi mondani, debutti di collezioni immancabili nel calendario di ogni clubber e stilista, modella e musicista che hanno portato alla consacrazione del CLUB BOY a Parigi.

L’importanza iconica del brand continua incessante anche nei decenni successivi quando tra gli ‘80 e i ‘90 BOY London diventa l’uniforme di ordinanza del movimento acid. Al culmine del suo successo, a capolino del nuovo millennio, BOY London incontra le esigenze internazionali dei suoi ammiratori lanciando on-line store e sbarcando in pochi retailer strettamente selezionati. Il marchio BOY si consacra come un must-have nonostante un periodo fuori dalle scene intorno agli anni ‘90 finito nel 2007 con l’apertura da parte di Raynor di SICK un nuovo negozio nell’East London ed il rilancio del marchio sulla scena grazie anche all’aiuto dei due nuovi direttori creativi Gareth Emmet e Rhys Dawney di Long.

Sotto la direzione di Emmet e Dawney, BOY London riproduce fedelmente i segni di stile dei prodotti, dove le classiche stampe del brand - come l’irrinunciabile aquila portata come simbolo di contro cultura nel periodo punk della griffe - si ritrovano riprodotte in serie warholiane, proprio come le prime stampre risalenti agli anni 80, su leggings e minigonne. BOY London ormai entrato a far parte della scena mainstream riesce a farla sua in maniera unica, senza sdoganare lo spirito elitario e avanguardistico che da sempre lo contraddistingue


La vicenda ha inizio nel 2013 quando un’azienda italiana ha deciso di iniziare una produzione in massa di item chiaramente ispirati ( brutalmente copiati) all’omonimo brand inglese. Snaturando l’identità punk ed elitaria del marchio originale, questo gioco all’italiana ha dalla sua una facciata legale perfettamente in regola. Il marchio “BOY LONDON Italia” è infatti registrato e reca quindi la scritta “originale” su tutti i capi regalati e venduti aumentando la credenza da parte di chi l’acquista di stare comprando la linea originale da un semplice rivenditore sul territorio.

In virtù di un operato a norma la BOY LONDON Italia sponsorizza eventi e regala merchandise a coloro che reputano in linea con l’identità del brand (Le Donatella, Chiara Biasi, Chiara Nasti senza contare la media partnership con Amici di Maria DeFilippi). All’inizio del 2013 la produzione e la vendita online era gestita da un sito e solo nel 2016 l’azienda di Barletta decide di acquistare un dominio identico a quello inglese lanciando il sito assente sul territorio italiano.

“Il segreto è tutto qui: i nostri creativi sono mossi dalla passione per il proprio lavoro, dalla professionalità e da una vivace curiosità che li porta a sperimentare, disegnare, assemblare in funzione del target di riferimento che cambia ad ogni brand. Questo impegno riassume la mission: affascinare il mercato globale con capi innovativi per taglio, colori e materiali. Collezione dopo collezione“ - tratto dalla HOME del sito web proprietario del marchio “BOY London Italia”.


A questo punto viene spontaneo chiedersi: come è potuto accadere?

Per rispondere a questa domanda ci rifacciamo a quanto già detto da Alessandro Altomare, store manager di Maison Group, riguardo al fenomeno del legal fake Supreme Italia in questa serie di interviste condotte da noi.

“Il primo passo per capire un fenomeno del genere è capire la posizione di Supreme in Italia. Molto probabilmente, il nostro mercato a livello internazionale non interessava più di tanto al "superbrand" e questo ha lasciato delle lacune in termini legali che hanno permesso a dei semplici produttori di registrare la loro attività con il nome del marchio. È un effetto boomerang che la rete ha creato” - Alessandro Altomare.

Così come Supreme Italia anche BOY London Italia è un fenomeno locale totalmente italiano (nonostante sembra sia una tendenza dilagante in Sud America); il legal fake BOY London Italia è difatti disponibile esclusivamente sul nostro territorio sia tramite lo shop on-line che tramite rivenditori spesso completamente all’oscuro di star vendendo merce non originale.

Ringraziamo i ragazzi della pagina BOY LONDON STORY per aver redatto una utile guida al riconoscimento di questo falso d’autore, che potete trovare qui


Guardate anche i video per sapere come tutto è iniziato!