
Il lusso rasoterra: il grande ritorno delle scarpe con i gommini Perché l’icona Y2K sarà il footwear della prossima stagione
Quando pensiamo alla moda dei primi anni 2000 sono tante le cose che tornano in mente: gli sciagurati red carpet look dei giovani attori Disney, i pinocchietto, i fedora e i gilet, qualunque cosa indossasse John Cena, i jeans a vita bassa. Esiste però un’altra icona di quegli anni di cui non ci ricordiamo abbastanza, forse perché il loro heritage è vivo ancora adesso, forse perché la loro inconsueta eleganza li rendeva così “adulti” all’epoca: i mocassini con i gommini. Anche se erano in circolazione da almeno vent’anni, i mocassini con i gommini o driving shoes erano diventati la cosa da avere nei primi 2000, una rinfrescante rottura dal formalismo del mocassino corporate e delle altre scarpe da cerimonia che evocavano un mondo troppo poco giocoso e moderno per la Gen X e gli allora adolescenti Millennial. Il loro produttore principale nel mondo del lusso era allora e rimane oggi Tod’s che ha chiamato i propri modelli Gommino proprio per sottolinearle l’iconicità inecquivocabile. In effetti il brand dei Della Valle non ha mai smesso di produrne negli anni (addirittura istituendo un servizio custom-made per personalizzarli), il 2023 potrebbe stare per segnare il loro ritorno come icona culturale.
Ma perché allora le scarpe con i gommini dovrebbero stare per tornare? Al di là delle loro apparizioni nelle sfilate, e al di là del loro status ormai quarantennale di icona di un brand come Tod’s, quest’anno due fattori culturali si stanno allineando in modo tale da fare presumere il prossimo boom delle scarpe con gommino. Il primo di tutti è il ritorno dei consumatori verso prodotti “sicuri”, capaci di resistere al ciclo dei trend ed espressivi di un lavoro artigianale che si allontana dalla noia e dalla qualità scadente del prodotto industrializzato. Il secondo è la ricerca di un footwear alternativo alla sneaker, ormai iper-saturata dopo il boom dello streetwear, e dunque da sostituire con modelli più “elevati” o adulti ma che ne mantegano la comodità – un tipo di esigenza che ha portato al successo finora inarrestato dei mules e delle backless shoe in generale, reintroducendo versioni aggiornate del footwear formale, che ha riportato in auge le scarpe da giardinaggio o i modelli di scarpa bassa come le friulane e le ballerine, ma anche le basse e sottili adidas Samba. Il vibe “slipper di lusso” è il nuovo vibe, con le scarpe che da monumentali e solide come pietra tornano leggere e flessibili – ma non per questo meno lussuose.
Nel momento in cui si trova la moda oggi, in cui i codici del passato vengono ripensati e riappropriati per rompere le convenzioni in cui la ripetizione, negli anni, li ha chiusi; nel mondo post-streetwear in cui alla slip-on di Vans si sostituisce il mocassino, alla hoodie il maglione di mohair e anche i pantaloni sartoriali si fanno sempre più larghi, non è difficile immaginare il momento in cui la driving shoe con la suola di gommini esca dalla sua prigione business casual, assumendo una nuova forma, vicina alla tradizione ma non per questo attaccata ad essa. Qualcosa di simile è già successo nella citata collaborazione tra Tod’s, Moncler e Palm Angels e forse, con la moda il condizionale è sempre d’obbligo, proprio questa collaborazione potrebbe essere il trampolino di lancio di un fashion comeback che riecheggia nella tradizione calzaturiera e artigianale italiana.