
Proteggere il design a ogni costo, intervista a Jonny Johansson Abbiamo incontrato il direttore creativo di Acne Studios nella sede svedese del brand
Quando arrivi a Stoccolma uno dei primi posti in cui tutti ti consigliano di andare è lo store Acne Studios di Norrmalmstorg 2, in quella che un tempo era la banca in cui il 23 agosto del 1973 Jan-Erik Olsson mise a segno la rapina alla sede della Sveriges Kreditbanken dando così vita alla cosiddetta Sindrome di Stoccolma. Lì, in quella location a metà tra lo spazio retail e il luogo di culto, si esprime al massimo lo status raggiunto da Acne Studios a ventisei anni dalla sua nascita. Inizialmente acronimo di Associated Computer Nerd Enterprises, poi diventato Ambition to Create Novel Expressions, i padri fondatori di questo prodigio svedese sono Mats Johansson, Jesper Kouthoofd, Tomas Skoging e Jonny Johansson. È proprio Johansson, direttore creativo del brand, che ho incontrato nell’hq Acne Studios a Floragatan 13, un tempo ambasciata cecoslovacca e oggi tra le sedi più invidiate della fashion industry. Maglione Patagonia, jeans strappati e un paio di boots di gomma, incontro Jonny nell’ultimo piano del palazzo, in quello che un tempo era l’ufficio privato dell’ambasciatore e che adesso, dopo anni di lavori, è diventata una vera e propria estensione di Acne Studios. L’edificio a dieci piani in stile brutalista racchiude tutta l’anima del brand, dalla libreria alla mensa - un tempo cinema dell’ambasciatore e oggi arredato con due sculture di Helmut Lang - ogni spazio racconta l’anima di Acne Studios.
Un concetto di cui Jonny Johansson ha parlato più volte nel corso del tempo e su cui è tornato nuovamente durante la nostra chiacchierata. «Il concetto di onestà non è altro che il mio metodo di lavoro. Lo show che abbiamo fatto a Parigi ne è un ottimo esempio. Mattias - CEO del brand - voleva trovare un modo per festeggiare i dieci anni dal nostro primo show a Parigi, ma non volevo che fosse qualcosa di auto celebrativo. È ridicolo quando le persone si celebrano da sole. Ma poi una persona con cui lavoro, Leopold Duchemin, si è sposato e su Instagram ho potuto seguire tutto il matrimonio. Penso che un momento come quello rappresenti una celebrazione iconica capace di incarnare una grande serie di tensioni e conflitti. Quello era qualcosa che mi stava succedendo davvero e che ho deciso di usare per il mio lavoro. Ecco cosa significa per me “onestà”.» Se c’è quindi qualcosa di cui possiamo essere certi sono i valori fondanti su cui si basa il brand, per molti versi unico nel suo genere grazie alla libertà data dall’indipendenza di cui può godere. Oltre alla già citata “onestà”, il concetto di “libertà” fa parte dei punti di forza del brand. Come mi ha confermato anche il CEO Mattias Magnusson qualche sera dopo. Ma non c’è libertà senza rischio, come suggerisce un collega chiedendo «Non hai mai avuto paura di passare di moda?». «È un’arma a doppio taglio» risponde Johansson in modo quasi serafico. «Vuoi essere accettato, ma vuoi anche essere unico. Se fai parte di questo mondo vuoi essere amato ma vuoi anche sentirti speciale.» Se sentirsi speciale è lo scopo finale, potremmo dire senza troppi giri di parole che Acne Studios è riuscito perfettamente nel suo obiettivo, tracciando idealmente una rotta a cui molti altri brand dovrebbero ambire.