
Quando Marc Jacobs disegnava per Perry Ellis E il grunge era cool
Con un sentenzioso quanto diretto «il grunge è orrendo», Suzy Menkes è stata una delle penne responsabili della fine della carriera di Marc Jacobs da Perry Ellis. Assunto dal brand americano nel 1988, fino al 1993 il designer aveva mantenuto una linea dal piglio stranamente rassicurante, salvo poi decidere di cambiare strada, portando in passerella modelle che simulavano una quasi totale indifferenza alla moda: camicie di flanella, vestiti floreali e un vibe da boscaiolo che difficilmente sarebbe risultato credibile agli occhi di un pubblico tradizionalista. Aveva deciso di raccontare una volta per tutte la scena grunge di Seattle.
La collezione SS93 fu un errore per il marchio Perry Ellis, ma non in termini aspirazionali. Prendendosi gli oneri e gli onori di aver violato la dicotomia lusso/streetwear, Marc Jacobs era riuscito a dare profondità a una narrativa tenuta cautelamente alla lontana dai piani alti della moda. Tanto che, a distanza di 15 anni, il designer ha avvertito l’esigenza di dare una seconda vita alla controversa collezione, corredandola della sua sola firma: nel 2018 Redux Grunge Collection 1993/2018 ha preso forma in 26 look realizzati con i tessuti e i ricami originali della SS93, uno scenario estetico di cui Marc Jacobs si è riappropriato in parte con la label Heaven by Marc Jacobs e con la collezione AW22 dove, in soli 10 look, ha plasmato un’idea di distruzione che ha finito con l’assumere un tono chiaramente postapocalittico. I pantaloni cargo tagliati e trasformati in gonne, il monogramma sminuzzato in frange, così come gli ornamenti sul ventre, sono chiari segnali di un tentativo di elevare il tutto a un livello più impressionante. E, se elevare vuol dire sollevare qualcosa in una posizione più alta o a un livello più importante, è esattamente questo che ha mosso Marc Jacobs nel disegnare una collezione che ora conserva del leggendario.