I monumenti mobili di Craig Green per la collezione FW22 «Una lenta processione di arcobaleni che illumina la strada verso nuovi orizzonti»

Lo show FW22 di Craig Green tenutosi a Londra ieri è stato, sotto i letterali e metaforici layer del design concettuale, una «lenta processione di arcobaleni che illumina la strada verso nuovi orizzonti». Erano due anni che il designer mancava dalle passerelle fisiche – due anni dopo i quali i look firmato da Green hanno unito in una maniera quasi mai vista prima funzionalità e astrazione, trasformando questa dinamica degli opposti in un simbolo dello sforzo di uscire più forti dall’isolamento. È il dentro che si riversa fuori, l’intangibile che si condensa in «forme solide e durevoli» e che, infine, porta a «forgiare involucri più forti su basi più sincere».

Ancora una volta si organizza, si razionalizza e si misura ciò che sembra illogico dall’esterno – l’elemento razionale testimoniato dall’armonia dei colori e dei materiali, anche se apparentemente idiosincratici,che si mantiene anche quando una manica esce dal petto di una giacca o patch gonfie interrompono i pattern reticolati di una serie di completi sportivi in velour. Il risultato finale, nelle parole stesse di Green, è una serie di ­«forme morbide, monumenti mobili innalzati a percorsi personali, foderati di memento ai sensi e inchiodati con un nuovo e determinato ottimismo».