
Quando l'hip-hop ha riscoperto il merch Se ne è parlato nella terza puntata della seconda stagione di The SneakerPod
Se nell'immaginario collettivo il termine merch rievoca i banchetti fuori dai Palazzetti dello Sport e delle maglie 100% sintetiche, negli ultimi anni lo stesso termine ha iniziato ad avvicinarsi sempre di più al mondo della moda dando vita a una relazione che ha visto al centro un genere su tutti: l'hip-hop. Dopo anni di t-shirt bootleg dedicate a Tupac e Notorious B.I.G., l'avvento dei fashion rapper come Kanye West e Drake ha riacceso la scintilla in un rapporto rimasto assopito per troppo tempo.
A scombinare ancora una volta le carte in tavola ci ha pensato però Travis Scott, che con la sua collabo con McDonald's ha ridefinito ancora una volta l'idea del termine merch, non più legato a un evento musicale di un artista, ma diventato un vero e proprio mezzo imprenditoriale per fare branding e allargare il proprio portafogli (mentre il nostro si assottiglia). A confermare questa deriva sono poi arrivati anche i merch commemorativi, release limitate dedicate ad artisti scomparsi prematuramente, come Juice Wrld e Pop Smoke, protagonisti postumi di alcune tee realizzate da Vlone e diventate fin da subito l'oggetto del desiderio dei collezionisti di mezzo mondo. Nonostante tutto però il merch rimane il simbolo di un legame unico tra l'artista e il suo fan, un ricordo di un evento o di un momento. Ne abbiamo parlato con Erasmo Ciufo, creative director già dietro il merch di Sfera Ebbasta e Big Sean, e Samutaro, content curator e nome di spicco della moda su Instagram, nella terza puntata della seconda stagione di i The SneakerPod, il podcast di nss magazine prodotto in collaborazione con StockX.