
Guida allo stile dei grandi cantautori italiani Dalla C.P. Company di Dalla all'estetica disco di Alan Sorrenti
Moda e musica hanno sempre viaggiato su binari paralleli, in un rapporto di influenza reciproca. I movimenti estetici underground assieme all’alta moda hanno spesso saputo ispirare l’estetica di artisti che, a loro volta, creano tendenze estetiche che si ripercuotono sullo streetwear. Se in passato erano le copertine dei dischi o le rare apparizioni TV dei cantanti ad ispirare l’abbigliamento dei loro fan, oggi, in maniera molto più liquida e voyeuristica, i social hanno aperto finestre quotidiane sull’abbigliamento dei musicisti. Alcune cose, però, non cambiano mai. Se oggi artisti del calibro di Slowthai e Drake sono trendsetter con i loro endorsement di C.P. Company e Stone Island, analogamente, negli anni ‘80, un pingue, eccentrico e geniale cantautore bolognese inaugura questo trend. Oltre a Lucio Dalla, l’intera scena cantautorale italiana degli anni ‘70 e ‘80 ha saputo cogliere, tanto nei testi quanto nell’estetica, l’immaginario dell’Italia del tempo, influenzando e a sua facendosi influenzare da esso.
Lucio Dalla e C.P. Company
Per quanto si possa provare ad analizzare con dovizia le diverse correnti estetiche in seno al cantautorato italiano, non va comunque dimenticato che, essendo esso un genere marcatamente pop, i look adottati dai suoi protagonisti erano quelli dominanti, anche se per questo non meno hip, dell’Italia del tempo. Dunque, la rappresentazione più comune del cantautore a cavallo tra ’70 e ’80 – salvo unicum come Battiato o Dalla – risulterà sempre vicina a look da uomo o ragazzo medio del tempo: pantaloni a zampa, giacca in velluto, knitwear e camicia, con vestibilità oscillanti tra slim e baggy a seconda dell’anno in questione. D’altronde il cantautorato è stato specchio fedele e veritiero di un intero Paese, dai testi agli outfit.