
Cosa è successo alle Universiadi di Napoli 2019 Tutto quello che non sapevate sulla competizione disputata in Campania e appena conclusa
Era sicuramente uno degli eventi sportivi più importanti e attesi dell’anno, se non altro per aver coinvolto 118 Paesi e più di 8000 atleti, e per fortuna si è svolto in Italia, e precisamente in Campania.
Stiamo parlando della XXX Universiade, iniziata con l’inaugurazione allo stadio San Paolo di Napoli la sera del 2 Luglio, e conclusa con la cerimonia finale del 14: una boccata d’aria fresca per la calcio-dipendenza dello sport italiano, e proprio per questo accolta con entusiasmo, nonostante un velo di mistero sulla sua stessa natura, favorito anche dal fatto che si è svolta in periodo di 'bassa stagione', sportivamente parlando.
Di cosa si tratta
Questo genere di manifestazione sportiva nacque nel 1959 a Torino, su idea dell’italiano Primo Nebiolo, che ebbe il desiderio di raggruppare in un unico evento tutte le competizioni universitarie presenti fino ad allora, organizzando una sorta piccola Olimpiade. Ad oggi, i Giochi universitari possono contare su 18 discipline, le quali vengono accompagnate, come da tradizione, da paralleli eventi culturali proposti agli atleti in gara. Perché uno dei principi cardini dell’organizzazione della FISU, Federazione Internazionale Sport Universitari, è proprio quello di promuovere una crescita non solo fisica ma anche intellettuale di coloro che ne fanno parte. Vi si possono iscrivere tutti coloro i quali fanno già parte del proprio comitato sportivo universitario, essendo perciò già immatricolati in un qualsiasi ateneo dello stato di appartenenza, a patto che vengano selezionati dai rispettivi coach per la spedizione dei Giochi.
Nonostante il clima che circonda le sfide ricordi perciò un po' quello dell’Erasmus, fatto di scherzi e baldoria, bisogna ammettere che la competitività è stata decisamente alta, grazie anche alla presenza di atleti già affermati. Tra questi ricordiamo il bronzo europeo ucraino nel salto in lungo Maryna Bech-Romancuk e la nostra ginnasta Carlotta Ferlito, entrambe vincitrici della medaglia d’oro nella rassegna di Napoli. Ma le Universiadi non sono state soltanto gare e premiazioni, ma tantissimo altro: abbiamo avuto la fortuna di prendere parte all'edizione appena conclusa ed ecco cosa abbiamo scoperto e imparato.
Le gare e gli azzurri
Di certo questa rassegna ha tenuto fede alle aspettative riposte nella nostra delegazione che, giocando in casa, ci teneva a fare bene. Ed è andata anche meglio di come ci si aspettava: 44 medaglie di cui 15 ori che sono valse il sesto piazzamento complessivo. Rimarranno indelebili i primi posti conquistati nell’atletica delle donne Ayomide Folorunso (400m ostacoli), Daisy Ousake (lancio del disco), Roberta Bruni (salto con l’asta) e Luminosa Boglioso (100m ostacoli), così come tutte le medaglie vinte nella sciabola e negli spari, discipline storicamente vicine alla tradizione dei colori azzurri.
Per il resto ciò che è stato decisamente sorprendente riguarda l’exploit del Giappone, che ha chiuso in testa al medagliere, lasciandosi alle spalle sia Stati Uniti che Cina. E’ però anche da considerare che queste ultime due squadre, che da sempre fanno il pieno di medaglie in questo tipo di rassegne, hanno preferito concentrarsi di più sul mondiale di nuoto, che si svolgeva contemporaneamente ai Giochi di Napoli 2019 e che di certo ha un blasone superiore.
Più che le proteste dell'allenatore rumeno del salto in lungo, poi allontanato dalle piste, è invece degna di nota la prima partecipazione di una delegazione ufficiale del Kosovo ai Giochi, che ha fatto molto parlare di sé nonostante fosse composta da un solo atleta. Ne è scaturito un dibattito internazionale che è culminato nell’assenza della Serbia all’Universiade, in segno di protesta. Nonostante queste ombre socio-politiche, la presenza della piccola federazione balcanica è stata lodevole, vista l’importanza che lo sport può rivestire in contesti come quelli post-bellici. Discorso simile per le atlete saudite, anche loro per la prima volta in gara.
Il villaggio galleggiante
Tenetevi forte: il villaggio olimpico è galleggiante e si trova sulle navi da crociera di Costa e MSC ormeggiate nel porto di Napoli (altre invece, di dimensioni più piccole, sono state ormeggiate a Salerno). Proprio così, il Comitato organizzatore e la Regione Campania, il cui governatore De Luca ha partecipato in prima fila alla realizzazione del progetto di Napoli 2019, hanno stabilito che sulle imbarcazioni gli atleti avrebbero potuto trovare tutti i comfort necessari, da quelli squisitamente gastronomici alla possibilità di partecipare a visite guidate ed eventi culturali, attraverso itinerari suggeriti e raccomandati dal personale a bordo, e così hanno optato per il villaggio galleggiante, che rappresenta un unicum nella storia delle competizioni olimpioniche o affini.
Difficile soltanto poter immaginare quanti amori siano nati e quanti siano stati gli “scambi culturali” tra gli atleti di tutto il mondo all’interno del villaggio, certo è che tutto questo clima da gita scolastica non può che affascinarci e farci invidiare la “vita da sportivi”.
Il cibo
In alcuni momenti è sembrato di tornare ad Expo 2015: cibo internazionale pronto h24 per gli atleti del villaggio nonché per i giornalisti nella media room della Mostra d’Oltremare. Macchinette del San Paolo prese d’assalto dai reporter di tutto il mondo, che devono aver particolarmente apprezzato gli snack della Ferrero e i Mars, tanto da costringere gli organizzatori a continui rifornimenti. Tra l’altro era tutto gratis. Inoltre, nella nave che ospitava i partecipanti era in vigore la apprezzatissima regola dell’ 'open bar' ad ogni ora del giorno, e in molti casi della notte, che permetteva agli sportivi di arrivare molto concentrati e attivi alle competizioni, se a questo poi si aggiunge che Napoli in sé è una vera e propria fiera dello street food a cielo aperto, ammettiamo che forse anche a noi sarebbe un po' passata la voglia di gareggiare.
Le cerimonie
Se non per i bruttissimi fischi del San Paolo all’entrata della spedizione francese prima, e di quella tedesca poi, durante la cerimonia di apertura, lo spettacolo proposto nella prima serata è stato di ottimo livello. Lo show, che ha visto il discorso inaugurale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato messo in piedi da Marco Balich e dalla sua compagnia Balich Worldwide Shows, già organizzatori dell’apertura dei Giochi Olimpici di Torino 2006, Rio 2016, dell’Expo 2015, e tanti altri. La serata ha visto la partecipazione di volti noti della musica e dello spettacolo, tra i quali spicca certamente Andrea Bocelli.
Trai momenti più belli, quello dell’entrata della delegazione argentina, applauditissima perché sfilava mostrando a tutto lo stadio la maglia del Pibe de Oro, Diego Armando Maradona.
La cerimonia conclusiva, interamente sold-out e disponibile in diretta streaming, ha invece avuto come ospiti Clementino e Mahmood, che hanno cantato nella bella cornice del principale stadio partenopeo sotto la medesima guida artistica di quella inaugurale. Come in ogni spettacolo di chiusura, i fari della ribalta hanno iniziato ad essere proiettati verso i prossimi Giochi, ossia quelli che si terranno a Chengdu, in Cina, nel 2021.