ROMA LIBERATA Cosa è successo al concerto di Liberato a Roma

Quando verso le 10 e 40 le luci si abbassano e inizia a diffondersi dal palco dell'Ippodromo di Capannelle l'ululato della sirena di Liberato è il segnale dell'inizio di un concerto che sfiora il metafisico, il religioso. Liberato sul palco, un mare di venticinque mila persone sotto.
A dividerli c'è un enorme schermo a led trasparente dietro al quale si intravedono tre musicisti, due sui lati che battono sui tamburi scandendo le prime note di GUAGLIO', al centro invece si avvicina al microfono. Per i fan di Liberato il live è l'unico momento in cui il velo di maya dell'anonimato dell'artista cade, perché anche se non si conosce l'identità il suo corpo è presente in carne ed ossa anche se ancora protetto dalla gabbia di schermi, metafora della mistica liberatiana. Le prime parole - delle poche parole di Liberato rivolte al pubblico - sono significative: "Uè uè uè Romaaa, facimm ammor si o no?"

La giornata all'ippodromo di Capanelle era iniziata presto, con un percorso di preparazione al live attraverso il pantheon di artisti chiamati a supporto del concerto. Ha aperto il collettivo cult dell'album Napoli Segreta (un'antologia dei suoni più funk dell'underground napoletano degli '70 e '80), seguito da K-Conjog, Tiger & Woods e Bawrut, tutti artisti italiani che suonano e operano più all'estero che nel nostro paese. Tra i supporter act, la performance più apprezzata è stato il raggeton al sapore di cumbia di MC Bin Laden, autore del tormentone Ta Tranquilo Ta Favorável , che ha lanciato i ritmi latini dei peruviani Dengue Dengue Dengue che hanno accompagnato il pubblico dal tramonto sulla pista dell'Ippodromo fino alle 10 di sera. 
Un minifestival vero e proprio, un regalo che ha la forma di un'iniziazione all'universo di Liberato che spazia dalla tradizione napoletana fino ai ritmi caraibici rimanendo coerente con la sua identità partenopea proiettata su una prospettiva internazionale. 

Lo schermo che divide il metaforicamente e fisicamente il pubblico da Liberato rimane lì per tutto il primo pezzo e per TU ME FAJE ASCì PAZZ, anticipato da un ampio intro musicale che viene replicato su tutti i pezzi e regala al live uno spessore diverso. Sugli schermi, uno tra il pubblico e il palco e altri tre attorno, vengono proiettati visual onirici nei quali ci si incanta e perde mentre anche i più romani tra il pubblico ripetono le rime tronche in dialetto napoletano. Le prime note dell'intro di OI MARI' schiudono finalmente la gabbia di schermi, è il momento di comunione fisica tra il pubblico e Liberato, un boato e un mare di telefonini la cui luce cambia al ritmo dei visual sugli schermi realizzati da Quiet Ensemble e Martino Cerati. Liberato invita il pubblico a "Buttàt via chisti cazzo e' telefonì chesta sera ata ballarè", anche lui immagino che si voglia godere l'unico momento di contatto con il pubblico, non filtrato da una pagina Instagram o da un video YouTube.

I tre sul palco hanno sfoggiato un nuovo look (styling Antonella Mignogna graphic design that.is.rm): Nike Blazer MID '77 customizzate, cargo pants e bomber Carhartt con la scritta LIBERATO, maglia tie-dye e un utility Vest con la rosa iridescente. La testa e il volto erano celati da una balaclava tie-dye e un hoodie.

 

Scaletta

“Guagliò”
“Tu me faje ascì pazz”
“Stand by me”
“Oi’ Mari’”
“Gaiola”
“Intostreet”
“Je te voglio bene assaje”
“Niente”
“9 maggio”
“Me staje appennenn’ amò”
“Tamurriata nera”
“Nunn’a voglio ‘ncuntrà”
“Tu t’e scurdat’ ‘e me”