
L’account Instagram che racconta la vita dei profughi nel campo di Moria Un progetto collaborativo di nome @now_you_see_me_moria
Il campo di Moria, sull’isola greca di Lesbo, è stato definito da Jean Zigler, sociologo e advisor sui diritti umani per le Nazioni Unite, qualcosa di simile a un campo di concentramento. Fino alla sua parziale distruzione nel settembre 2020 a causa di un incendio, dopo il quale non è comunque stato svuotato, Moria era il campo profughi più grande e sovraffollato d’Europa, costruito per 3000 persone ma occupato da 20.000 profughi, circondato da recinzioni di filo spinato e del tutto sguarnito per affrontare l’enorme massa umana che è praticamente prigioniera lì dentro e che ha finito per vivere in tende e capanne senza i servizi più basilari. Di recente, un account Instagram di nome @now_you_see_me_moria ha iniziato a raccontare la vita del campo dall’interno, immortalandone i momenti più disparati: dai bambini in bicicletta all’ora del pranzo, dalle preghiere alle docce costruite con fiaschi di plastica.
Dopo l’incendio che ha distrutto Moria a settembre, i rifugiati sono stati spostati nel campo di Kara Tepe – immediatamente soprannominato Moria 2. Il nuovo campo è praticamente identico al vecchio: mancanza di infrastrutture, di servizi igienici, di rifornimenti di cibo e acqua. In tutto ciò i lavori del nuovo e definitivo campo non sono ancora iniziati e sia la stampa che le ONG non possono accedere al campo. Questo ha reso @now_you_see_me_moria uno degli unici outlet attraverso cui possono passare testimonianze della vita all’interno del campo: a circa un anno dalla nascita dell’account, la popolazione dei rifugiati nel campo è scesa da 20.000 a 7000, il following social dell’account ha superato i 33k e le foto del libro-testimonianza che è stato prodotto sono state esposte in sei musei in Europa e nel Regno Unito.