
Cosa ci dicono oggi le immagini di Tokyo in pieno lockdown Tokyo, Milano, Londra, New York: come deve cambiare la città del futuro
È un colpo al cuore guardare oggi le immagini scattate a maggio di una Tokyo completamente deserta. Non c'è solo la consapevolezza di tutto quello che è accaduto da maggio ad oggi, in Giappone come nel resto del mondo, ma c'è la chiara constatazione di una città che appare fragile come non mai, irreale, a tratti distopica. L'attraversamento pedonale di Shibuya vuoto, uno dei luoghi più emblematici e iconici della città, è la rappresentazione più esplicativa e puntuale di una città in lockdown, per certi versi sconfitta, per altri solo cristallizzata. I grandi grattacieli, gli imponenti palazzi in cemento, le enormi vetrate che riflettono il paesaggio della città e che costeggiano le strade di Tokyo, trovando un equilibrio architettonico unico tra passato e futuro, restano sospesi, come immobilizzati, in attesa del ritorno alla vita.
A Milano come a Tokyo la componente creativa della città gioca un ruolo fondamentale nel ridisegnamento di quartieri che non rientrano più in categorie assolute come 'centro' e 'periferie', ma che rendono ogni parte della città un microcosmo autosufficiente e originale, in cui il principio del compact living rende davvero a misura d'uomo metropoli che per troppo tempo hanno sopraffatto i propri cittadini. Quartieri multifunzionali, che possano fungere sia da centri finanziari che culturali, che possano ospitare sia uffici che teatri, ospedali, scuole e musei, rappresenterebbero l'incontro tra settori e industrie diverse che nel loro insieme contribuiscono a rendere una città interessante, viva, un luogo in cui valga davvero la pena vivere.