Come la moda è entrata nell'industria del gaming Louis Vuitton x League of Legends è solo l'ultimo esempio di un trend sempre più importante

Se per anni sono rimasti un prodotto per outsider, nell’ultimo decennio il mondo della moda ha iniziato a interessarsi ai videogame e al gaming. I creative e i marketers ne hanno compreso il potenziale pubblicitario e hanno voluto sfruttare il cambio generazionale dei propri utenti. Una community di oltre due miliardi e mezzo di utenti sparsi in tutto il mondo costituisce un pool ideale, soprattutto quando fa parte di un mercato che nel 2021 toccherà un valore globale di 180 miliardi di dollari. Tra DLC e acquisti in game, il videogiocatore è sempre più abituato a spendere soldi mentre gioca, diventando così un target appetibile per le aziende. Allo stesso tempo, team di pro-players come FaZe Clan, FURIA e New York Excelsior di Andbox hanno iniziato a commercializzare il proprio apparel e a collaborare con brand come Kappa, Nike e Public Schools e altri come Seoul Dynasty hanno abbracciato il fashion come pare della propria identità.

Anche quando non collaborano con produttori di videogiochi, i brand riescono a creare il proprio. L’ha fatto Gucci con i giochi in stile anni ’80 Gucci Bee e Gucci Ace, Burberry con B Bounce e Vuitton con Endless Runner, in cui il set utilizzato da Virgil Abloh nella Sfilata Uomo Autunno-Inverno 2019 diventa il setting di un running game. Un trend partito anni fa, quando Kanye West realizzò un videogame mobile per promuovere il suo pezzo Only One, e ora incorporato dall’industria della moda con la sua continua ricerca di stimoli e leve per allargare il proprio mercato. La sensazione è che con un mondo del gaming in crescita esponenziale, il rapporto con i brand fashion diventerà ancora più stretto.