Roma Cult Files: Jacopo D'Andrea Un processo alchemico che tramuta il dolore in energia creativa con il giovane designer di More Pain

È mattina e lo skyline di Valle Aurelia si staglia di fronte ai miei occhi, illuminato da una luce giallastra e abbagliante. Visto dall’esterno il panorama non ha nulla in comune con i paesaggi tipici di Roma; il grigiore dei palazzoni costruiti uno affianco all’altro sfida l’azzurro del cielo in un’atmosfera che ricorda i “blocks” delle periferie americane. Quando l’occhio però oltrepassa l’aspetto di insieme e comincia a scrutare i particolari, ecco che emerge un cuore di romanità autentica: sui volti della gente, negli stralci di discorsi che si ascoltano camminando, nelle scritte sui muri. Qui incontro Jacopo D’Andrea giovane designer, ideatore del brand More Pain. Ha lo sguardo entusiasta del sognatore, ma al contempo parla come chi la realtà la conosce fin troppo bene. Ciò però non è bastato a smorzare il suo entusiasmo e la sua determinazione, anzi ha alimentato e vivificato la sua visione creativa. Questo è il suo quartiere, quello dov’è cresciuto e che si porta dentro in tutto ciò che fa. D’altronde le origini sono un manto di cui non riusciamo mai a spogliarci completamente e che permea la nostra intera esistenza.

 

#1 Come nasce More Pain e qual è la filosofia del brand?

More Pain è frutto del dolore e dell’amarezza della vita. È nato in un periodo molto buio della mia vita in cui, fra le altre cose, mi trovavo ad affrontare l’ennesima delusione amorosa. La vita aggiunge sempre sofferenza alla sofferenza, per questo More Pain. Il dolore però può essere canalizzato, trasformato in energia creativa e quindi espiato. Tutto nasce dal dolore e senza di esso niente può essere generato, la sofferenza del parto è la metafora perfetta di qualsiasi atto creativo. Così è come interpreto il mio percorso creativo. More Pain vuole essere processo alchemico che tramuta il dolore in energia creativa.