La vita tormentata e glamour di Eleonora Duse Raccontata dal documentario al cinema

La vita tormentata e glamour di Eleonora Duse Raccontata dal documentario al cinema

Epoche, ambiti, arti, tutto diverso. C’è così poco che avvicina Bob Dylan a Eleonora Duse, eppure sono così simili nella maniera in cui gli altri provano a rappresentarli. Da una parte abbiamo il biopic A Complete Unknown diretto da James Mangold, dove il giovane divo Timothée Chalamet ne impersona gli inizi, ma resta comunque la sensazione di non averne saputo cogliere bene l’essenza, non fino alla fine. Dall’altra un documentario, Duse - The Greatest, in cui l’attrice e in questo caso anche regista Sonia Bergamasco ha intrapreso un viaggio per andare a scoprire il passato della più importante interprete del teatro italiano, di cui si è riuscito a sapere sempre poco. Non che mancassero saggi, documentazioni, ritratti. È così che l’artista non voleva fosse trasmessa la sua memoria. Ciò che secondo lei doveva vivere - e continuare a farlo anche dopo la sua morte - erano le performance sul palco, non il loro ricordo. Così, si ripropone nel lavoro di Bergamasco la difficoltà di riuscire a racchiudere e raccontare una personalità artistica che cambiò la direzione di un’intera arte. Ma chi era Eleonora Duse?

Vita e infanzia di Eleonora Duse

Nata in una stanza di albergo di Vigevano da madre e padre attori, la famiglia Duse discende dal nonno, Luigi Duse, famoso attore di commedie veneziane. Una personalità che venne osteggiata alla metà dell’Ottocento in quanto oppositore della Repubblica veneziana, tanto che il resto della sua famiglia ebbe un’esistenza durissima, compresa l’infanzia di Eleonora, i cui primi anni di vita furono segnati dai continui spostamenti con le compagnie dei genitori, con pochi spicci in tasca e una saltuaria frequentazione della scuola. Intorno ai quattro anni la piccola Duse muove già i primi passi nella recitazione, fin quando all’età di dodici anni non comincia a ricoprire i ruoli principali femminili a causa della malattia della madre. Fu dopo una rappresentazione nell’arena di Verona del 1873 in cui interpreta Giulietta che, sorprendendo tutti, decide che quello sarebbe stato il suo destino.

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Nonostante la Grande Guerra l’attrice continua i suoi viaggi, le tournée. E, negli Stati Uniti, come era nata in una stanza d’albergo, morì in un hotel di Pittsburgh dopo un malore che aggravò la già debole condizione dei suoi polmoni. Come disse in una delle rarissime interviste che non amava rilasciare: "Io non esisto". Sono le azioni che parlano per lei, gli spettacoli, o le iniziative come la Libreria delle attrici, un rifugio per colleghe più giovani aperto nel 1914 e che chiuse purtroppo col sopraggiungere del primo conflitto mondiale. Pur tentando di riportarla all’interno di un documentario, è chiaro come ciò che traspare è il senso di inafferrabilità che ha sempre fatto parte dell’anima di Duse. Un’icona magnetica, piena del fascino di un divismo rimasto irraggiungibile.