
Perché rilassarsi è così difficile? Possiamo resistere all'impulso di essere costantemente produttivi?
Scadenze lavorative da rispettare. Bollette da pagare. Liste della spesa. Lavatrici e pulizie domestiche. Cani da portare a passeggio e, magari, anche figli da accudire. C’è sempre qualcosa da aggiungere all’infinita lista delle cose da fare. Spegnere il cervello è diventato quasi impossibile e rilassarsi una parola svuotata di significato. Bisogna costantemente combattere contro quella vocina nella testa che ci dice che dovremmo essere produttivi, che il momento di staccare la spina non è ancora arrivato, non finché avremo steso i panni da asciugare, aggiustato il rubinetto sgocciolante, raddrizzato tutti i quadri del salotto o portato a termine quell’ultimo compito. Peccato che quell’ultimo compito non esista. Ce ne sarà sempre un altro. Perché può sembrare così difficile riposare? Perché ci sentiamo obbligati a giustificarci con gli altri e persino con noi stessi quando facciamo una pausa? Perché ci sembra accettabile farlo solo quando siamo pericolosamente esauriti?
Siamo schiavi dell’approccio "more is always better"
Nella nostra società capitalista c’è una pressione costante ad essere sempre produttivi, performanti, attivi. Chi si ferma è perduto. Così non sappiamo più come fermarci, vivere il momento e celebrare ciò che abbiamo realizzato. Abbiamo interiorizzato il messaggio che riposare non sia una buona cosa. Viviamo in uno stato di stress permanente perché essere costantemente occupati non è sostenibile. Quando si è indaffarati, presi dalla carriera o dal tran tran quotidiano l'adrenalina ci spinge ad andare avanti, provocando uno stato di eccitazione che è quasi dopante. Il problema è che nessuno di noi può sostenere quel ritmo e quella pressione all’infinito. Se non ci si ferma si corre il rischio di sperimentare il burnout, di spezzarsi nel corpo, nella mente o in entrambi.
Relax e feste
Questa vetrina impeccabile in cui il relax stesso diventa performance appare ancora più insidiosa e ingannevole con l’arrivo delle feste. Almeno in teoria, Natale, Capodanno, Santo Stefano sono giorni off in cui molti di noi hanno l’opportunità di essere in vacanza. Ma in quanti riusciremo veramente a dedicare del tempo a se stessi? Quanti di noi avranno il coraggio di mettere il proprio benessere al primo posto? Di essere tristi, allegri, stanchi, annoiati o di manifestare qualsiasi emozione o stato d’animo stiamo vivendo? È probabile che troppi di noi sceglieranno di anteporre la famiglia, il bisogno di apparire felici e festanti su Instagram, il senso di colpa del dover fare cene, regali, sorrisi. E se, per una volta, dicessimo basta? Il mondo andrebbe in pezzi?