
Tutte le mascotte nella storia dei Mondiali Una tradizione iniziata nel 1966
A dare colore ai Mondiali nel corso della storia non sono stati solamente i tifosi che hanno riempito stadi e strade dei vari Paesi ospitanti, ma anche le mascotte: vero e proprio tratto distintivo di ogni manifestazione. Un modo spensierato di presentarsi al mondo intero tramite un animale, un simbolo, un personaggio immaginario che rappresenta al meglio la Nazione che accoglie la Coppa del Mondo. Non è stato però sempre così. Nei primi Mondiali, infatti, non c’era la presenza di alcuna mascotte che fece poi la sua comparsa nell’edizione del 1966 in Inghilterra con il Leone Willie. E da quel momento divenne un’abitudine attesissima e mai più dimentica e trascurata.
È stato così anche in Qatar che per questa edizione del 2022 ha presentato La’eeb, un personaggio che somiglia a una classica kefiah bianca e che ha nel suo nome il significato di calciatore super abile. Il suo aspetto è però indescrivibile, con il vicedirettore generale del marketing del Qatar, Khalid Ali Al Mawlawi, che ha invitato tutti a immaginare personalmente a cosa possa assomigliare. È così il simpatico La’eeb l’erede delle mascotte nate dal 1966 ad oggi.
Willie il Leone d’Inghilterra 1966
Anche il Brasile scelse un animale tipico come mascotte del Mondiale 2014. Si trattava di un armadillo a tre bande, una razza endemica del nordest brasiliano, chiamato Fuleco dall’unione del termine “futebol” ed “ecologia”. L’animaletto non portò grande fortuna ai padroni di casa del Brasile che uscirono dalla Coppa del Mondo in semifinale con la sonora sconfitta per 7-1 contro la Germania che alzerà poi al cielo il trofeo.
Il lupo di Russia 2018
A fare da mascotte al Mondiale di Russia 2018 ecco il lupo Zabivaka, il cui nome significa letteralmente in russo "colui che segna”. Oltre al completo con i colori della bandiera del Paese ospitante, indossa anche degli occhiali sportivi; un gadget che crede gli diano poteri speciali sul campo. Prima di diventare la mascotte ufficiale di quella Coppa del Mondo, però, Zabivaka dovette sconfiggere in un sondaggio una tigre siberiana e un gatto. Proprio gli occhiali furono un particolare voluto dalla designer Ekaterina Bocharova. Un oggetto utile al lupo poiché aveva bisogno di proteggersi gli occhi vista la sua velocissima corsa.