La strana storia dei colletti con i lacci sulle maglie da calcio Dagli inizi del secolo fino al revival di Umbro per la prima stagione della Premier League, alti e bassi dei più strani colletti di sempre

I colletti delle maglie sono uno degli elementi che maggiormente definiscono lo stile e l’epoca, da quelli alzati modello polo, quelli a V che arrivano fino al petto o quelli girocollo ultraleggeri che vanno tanto di moda ora. Ma nessuno riassume un'estetica e un'idea di design quanto il colletto con i laccetti che si intrecciano per tenere insieme i due lembi di tessuto. Uno stile che appartiene ai primi modelli adottati durante l’inizio del secolo scorso, quando i materiali non permettevano di realizzare maglie performanti e leggere come ora e ci si affidava a design molto simili a quelli usati per le t-shirt da tutti i giorni. 

Il colletto con i cordini è stato molto usato quindi nell’archeologia del calcio, specialmente in Inghilterra quando non vi era grande differenza tra le maglie da calcio e quelle da rugby e i portieri usavano ancora spessi maglioni di lana che si gonfiavano sotto la pioggia. Una necessità per creare maglie comode senza ricorrere all’uso dei bottoni, dei piccoli tesori all’epoca, che permettessero di slacciarsi senza cedere ma che tornò improvvisamente di moda agli inizi degli anni ‘90 grazie soprattutto al lavoro di Umbro. Il brand inglese che forse come nessun altro ha definito lo stile con il quale si giocava a calcio durante i nineties ha indubbiamente firmato tra i kit più iconici della propria produzione proprio aggiungendo questo tocco vintage ai colletti.

Ad oltre un secolo di distanza dalle prime apparizioni su un campo da calcio il laccetto rimane uno degli accessori più curiosi visti sulle maglie da gioco, in grado di renderle immediatamente fuori tempo sospese tra una profonda identità storica e un salto nel bosco di Sherwood.