
L'estetica di Gucci portata in tavola Intervista a Karime Lopez, Chef del ristorante Gucci Osteria
Il 9 gennaio 2018, quando i fornelli di Gucci Osteria da Massimo Bottura sono stati accesi per la prima volta, a governarli c’era lei, Karime Lopez, classe 1982, la prima donna chef messicana a ricevere una stella Michelin. Se in passerella l’estetica massimalista ed onirica dello storico brand italiano viene trasposta tramite la lente del Direttore Creativo Alessandro Michele, dopo aver incontrato lo chef Karime Lopez, è stato evidente che lo stessa magia che caratterizza l’estetica di Gucci è stata tradotta in cucina, dove ciascun membro del team indossa un paio di runner nere disegnate da Alessandro Michele e condivide la sua stessa filosofia inclusiva, curiosa e appassionata.
Il menù dell'Osteria non è semplicemente un mix di metodi e ingredienti, ma un vero e proprio arazzo delle avventure culinarie della Chef e di quelle del suo staff, un mix che ha fatto guadagnare allo chef, la crew e all'Osteria di Firenze la loro prima stella Michelin nel 2020. Un successo che passa anche per la città scelta per ospitare il ristorante, descritta da Lopez come «una città rinascimentale» in cui «tutti sono passati per scambiare prodotti, linguaggi e idee ed è quello che vogliamo fare nel ristorante». Per questo da Gucci Osteria non troverete un tono o un ingrediente in particolare, ma un menù in continua evoluzione che esplora tutti i sensi, utilizzando solo ciò che è disponibile, di stagione e al culmine della maturazione. Prima del Covid, la cucina aveva persino un raccoglitore locale che cercava ingredienti selvatici locali da utilizzare per la settimana, dando al team l'opportunità di improvvisare, spingendo sempre la propria creatività mentre lavorava entro i confini di ciò che è disponibile. Sostenibilità e creatività sono temi importanti per il ristorante, ma lo è anche il lusso: «L'esclusività sta nel modo in cui viene trattata la materia prima, che ti viene preparata e portata al culmine della freschezza. Il concetto che ci è venuto in mente è “Viaggia con noi nel mondo” ed è nato da questo bisogno di contatto umano, dall'idea di risvegliare antiche memorie. Siamo stati chiusi per due anni. Sappiamo che dopo tutto questo c'è bisogno di un contatto umano. Volevamo che ogni piatto fosse un ricordo diverso, e ovviamente uno di quei ricordi con cui voglio che le persone se ne vadano, sono quelli del Messico perché è nel mio cuore».