
La storia di Playboy nella collezione di NFT firmata Slimesunday Sei opere che fanno da ponte tra l'archivio dello storico magazine e l'arte digitale
Lo ricordiamo per le playmate, i party nella Mansion e le iconiche conigliette, ma Playboy è stato anche molto altro. Tra i boicottaggi di Gloria Steinem e le proteste femministe, Hugh Hefner ha creato un luogo in cui intrecciare l'erotismo - e perché no, la pornografia - con argomenti socialmente e culturalmente rilevanti; i racconti di Nabokov come le interviste a Martin Luther King o Jimmy Carter. Playboy ha sempre intrattenuto e scioccato la società, cercando di intercettare le novità più appetibili, anche in campo artistico, dallo shooting surreale di Salvador Dalì sul numero di dicembre del 1973 alla cover realizzata da Andy Warhol per il gennaio 1986.
Oggi sull’onda della FOMO causata dalla crescita della crypto-art, Playboy e l’artista Mike Parisella, meglio noto come Slimesunday, hanno creato un'esclusiva collezione di NFT: Liquid Summer, disponibile su NiftyGateway. Per il lancio è stata organizzata una mostra virtuale nella Crypto Valley di Decentraland. Le sei opere rappresentano un dialogo fluido tra l'archivio storico di Playboy e l'arte digitale dei collage provocatori di Slimesunday, e richiamano così anche il dualismo tra il passato analogico e le nuove realtà che si stanno delineando nella blockchain.
Fun Fact: il primo Art Director di Playboy è stato Arthur Paul, graphic designer e illustratore che ha dato forma all’inconfondibile logo. Art Paul decise di inserire un coniglio "diverso" in ogni cover del magazine, alcune volte in maniera chiara, altre in modi più curiosi e nascosti, innescando una caccia che va avanti dal dicembre 1954. Anche in Liquid Summer Slimesunday ha continuato questa tradizione, «Happy hunting».
ONE SATOSHI
Slimesunday aveva già usato l’espediente del puzzle per evitare che Instagram rimuovesse le sue foto, ma in Puzzled non lo sfrutta per censurare i nudi, anzi, è un modo giocoso per dare risalto alle modelle Kalin Olson, Kelly Marie Monaco e Victoria Fuller, fotografate alle Fiji nel 2000 da Richard Fegley. Il puzzle è stato anche utilizzato più volte da Art Paul nelle sue grafiche e ha avuto così tanto successo che Playboy negli anni Sessanta ha davvero rilasciato dei puzzle delle playmates.