La nuova scuola norvegese Haaland, Ødegaard e non solo: chi sono i nuovi talenti del calcio scandinavo

Il calcio norvegese vive di momenti. Se cercate su YouTube "norwegian football", tra i primi risultati che vi spuntano ci sono video circa i nuovi talenti più eccitanti sfornati dalla nazione scandinava oppure riguardo la vecchia generazione d'oro che si qualificò agli ottavi finali della Coppa del Mondo a Francia '98 (battendo il Brasile ai gironi, peraltro). La Norvegia è un piccolo Paese, per cui è normale che ci siano generazioni fortunate e altre meno. Tuttavia, lavorando sui settori giovanili e concentrandosi sullo sviluppo del talento, si può facilitare l'emersione di nuovi talenti in periodi di tempo minori. Ebbene, vent'anni dopo l'ultima volta, la Norvegia sembra nuovamente tornata a produrre talenti di buona caratura. Haaland, Ødegaard, King, Berge, Ajer, Thorsby, il neo acquisto del Milan Hauge e Sørloth sono tutti ragazzi che hanno le luci dei riflettori puntate addosso in questo momento, e sono i protagonisti del revival dell’estetica scandinava. Dopo l’exploit dell’Islanda degli uomini dalle barbe folte e il fare rude a Euro 2016 e nell’ultimo Mondiale, la nuova Norvegia si presenta con un’aura quasi sovrannaturale, con tutti questi calciatori che sembrano dei cyborg venuti sulla Terra per fare loro il gioco del calcio.

Stando a quanto possiamo osservare su Instagram, la moda non è troppo centrale negli interessi di questi ragazzi - Joshua King è una vera e propria eccezione in confronto, visti i look da hypebeast arricchiti da numerose firme che colleziona -, che spesso si limitano a farsi immortalare mentre vestono le tute dei loro sponsor. Quello che mi cattura l’occhio è invece l’originalità dei post Instagram di un norvegese su tutti fra questi. Parlo di Erling Braut Haaland, che di certo ha un uso dei social fuori dall’ordinario e che ha già una personalità, uno status definito, tanto da avere già da tempo una sua esultanza per i (tanti) goal che segna. Le sue foto esprimono quanto diverso è dagli altri: lo vediamo intento a provare la sua velocità elevatissima su una strada sterrata, oppure intento a tagliare legna o a lavorare la terra in trattore, come se fosse comune che un giovane calciatore di successo faccia queste cose. Anche se, detto fra noi, nulla batte la foto pubblicata lo scorso 15 febbraio, in cui Haaland posa con in una mano il premio di miglior giocatore del mese della Bundesliga e nell’altra il premio di "Rookie of the Month", il tutto mentre indossa una t-shirt dalla stampa eloquente:”The devil is jealous of me”.  

In un calcio sempre più pieno di ragazzini abilissimi con la palla tra i piedi, per una volta una sfilza di futuri campioni non viene sfornata dalle solite Academy dell’Europa centro-meridionale. La Norvegia potrebbe presto assemblare uno squadrone, sulle orme di ciò che ha fatto il Belgio, altra nazione piccola e mai rilevante sulla mappa del calcio europeo, nell'ultima decade. È proprio il caso di dirlo: la Norvegia del pallone, oggi più che mai, ha addosso un hype sconsiderato, e non importa se giovedì scorso ha perso lo spareggio con la Serbia per accedere alla fase finale di Euro 2020, perché la nuova scuola norvegese avrà ancora tante occasioni per esaltarsi.