La parabola dei murales calcistici San Paolo, Spalato e Napoli le nuove capitali della football street art

Recentemente un vicolo di New York è stato tappezzato di murales per rendere omaggio a cinque famosissime leggende del football. Graffiti usati principalmente a scopo decorativo, che occupano l’intera Mechanics Alley, sotto il Manhattan Bridge, e sono opera manuale di un artista di strada che si fa chiamare  BKFoxx. Il lavoro è stato commissionato per la facciata di “the Ground”, un nuovo campo da calcio al chiuso, e comprende i ritratti monumentali e iperrealistici di Franco Baresi, George Best, Johan Cruijff e Diego Aramando Maradona, a cui si aggiunge il volto di Sir Alex Ferguson. Anche per i non tifosi di calcio, le immagini risultano impressionanti nel loro senso di scala e attenzione al dettaglio.

In Brasile, invece, sugli spalti del campetto dell'Arena Brahma nella favela di Jardim Peri c'è uno spettatore fisso. Oltre ai ragazzini che abitano il quartiere a nord di San Paolo e aspettano appoggiati al muretto il loro turno per poter giocare, dal 2018 il terreno di gioco - incastrato tra le numerose e sovraffollate palazzine della zona - è sovrastato da un enorme murales che ritrae Gabriel Jesus sorridente mentre esulta dopo un gol. L'opera è alta 34 metri e per realizzarla è stato necessario dipingere la facciata di dodici abitazioni: alcune coperte interamente con i colori verde, azzurro e giallo, fanno da sfondo al busto dell'attaccante del Manchester City e della nazionale brasiliana, mentre mima il gesto di una telefonata che lui stesso ha dichiarato essere dedicato a sua madre Vera Lucia.

Situazione simile anche per l’Inter, che nel 2018 ha fatto realizzare “Interwall”, un murales che celebrasse i 110 anni di storia nerazzurra. Per ogni decade i tifosi hanno potuto scegliere il giocatore più iconico, e tra gli altri spuntano i volti di Ronaldo, Javier Zanetti, Beppe Bergomi, Giuseppe Meazza e Giacinto Facchetti. L’opera ha però subito una sorte tipica dei dipinti di strada: il disegno è stato infatti imbrattato dopo appena tre giorni, con della vernice rossa, che potrebbe far pensare a un’origine milanista dietro al gesto.