5 cose che potresti non aver notato in "The Last Dance" Episode 7 & 8 edition

Vanno in archivio anche gli episodi 7 e 8 di "The Last Dance", sicuramente le puntate più emotive viste fin qui. Il ritiro di Jordan dal basket scombussola effettivamente il mondo, paralizza la città di Chicago, stravolge ogni logica per quanto fosse nell'aria. Le parole dell'owner Reinsdorf sono un chiaro segnale che, anche se conosci il destino, è sempre difficile dire addio a chi ha dato così tanto. L'omicidio di James Jordan dà una dimensione tragica alla storia prettamente "jordaniana" in questi ultimi due atti. Eppure ciò che appare con maggior chiarezza è ancora la mentalità di Jordan, nel bene (con Wennington che spiega quanto fosse dura anche solo stargli accanto ma che riconosce il suo valore come compagno di squadra) e nel male (con Kerr che finisce in uno sfogo aggressivo di MJ).

L'aspetto "emotional" della quarta manche di episodi lascia meno spazio a tutti quei dettagli che ci hanno accompagnato fin qui, ma non lascia digiuni i più attenti alla costante ricerca di elementi fashion e lifestyle per venerare anche l'icona culturale e stilistica e non solo quella cestistica. Ecco le 5 cose che potreste non aver notato negli episodi 7 e 8 della serie di ESPN e Netflix.

 

Michael "denim" Jordan

La storia d'amore tra MJ e il baseball - lo sport di papà James - porterà Jordan a lasciare il basket per provare a diventare un giocatore professionista della MBL. Un passaggio non così immediato, soprattutto in termini stilistici. Quando nel 1993 Jordan è chiamato ad effettuare il primo lancio delle American League Championship Series non va manco tanto male per essere ancora un giocatore di basket. Va decisamente meno bene con la scelta dell'outfit per scendere in campo davanti ai 92.492 occhi del Comiskey Park ai quali si aggiungono milioni di persone in diretta TV nazionale. SBNation.com lo ha definito "more denim than man in 1993" e non è andato tanto lontano dalla realtà.

 

"U are not at my level. Get paid"

L'ego di Jordan - e di tutte le star che raggiungono un determinato livello di notorietà - è una delle cose più evidenti del documentario di ESPN e Netflix. Ego che, mixato alla competitività e alla sua mentalità vincente e da leader, sfocia spesso in dettagli che possono sembrare delle esagerazioni ma che, invece, raccontano solo chi era realmente Michael Jordan. Nelle storiche "pickup games" giocate a Los Angeles - in un campo costruito solamente per lui durante le riprese di Space Jam - arrivarono davvero in tanti a volersi confrontare con Jordan. Un Jordan che aveva un sapore ancora amaro in bocca dopo l'eliminazione dai playoff dopo il suo ritorno. Spesso si giocava "nudi" contro "vestiti", come si fa nella maggior parte dei campetti in estate. In una delle maglie da allenamento di Jordan c'è scritto sulla parte frontale "U are not at my level", ovvero sia "tu non sei al mio stesso livello" e sul retro c'è un grande "get paid". George Clooney avrebbe detto "Michael Jordan, what else?".


Meme once again!

Michael Jordan è stato un meme diffuso per gran parte degli ultimi 10 anni, ma con "The Last Dance" ha guadagnato l'immortalità non solo come leggenda cestistica, non solo come icona di stile, ma anche e soprattutto come re dei meme. Ce ne sono già almeno 3 in archivio di altissima fattura, ma durante l'episodio 8 arriva la quarta perla della serie. Durante una dichiarazione di Gary Payton, Jordan non riesce a credere alle parole di "The Glove" e scoppia a ridere come se avesse sentito una barzelletta.