
Il meglio della Milano Fashion Week FW25 Women’s Una settimana così non si vedeva da un po’

Milano è tornata più in forma che mai. La bolgia dei direttori creativi non ha minimamente scalfito la Fashion Week italiana, anzi sembra quasi che il caos di inizio anno abbia contribuito all’energia inarrestabile che pervade le strade della capitale lombarda. Dal centenario in grande stile di Fendi al debutto della designer cinese Susan Fang, mai come quest’anno il calendario della MFW è stato così vario e rilevante, con un equilibrio perfetto tra maison storiche e designer emergenti. Non sono mancati nemmeno i debutti, come quello di David Koma per Blumarine, che è riuscito a ridare una chiara direzione creativa al brand dopo un paio d’anni di caos. Tra le sorprese più grandi ci sono stati anche gli show degli emergenti, come la sfilata visionaria di Giuseppe di Morabito, che ha sposato perfettamente il tema della prossima Design Week: connettere l’arte alle nuove forme di intelligenza artificiale. Le novità non si sono fermate alle passerelle, proseguite anche nelle presentazioni e nelle nuove aperture, prima fra tutte quella del nuovo flagship store di Miss Sixty, che ospita la prima scultura permanente in Italia dell’artista giapponese Hajime Sorayama. La settimana, però, non è iniziata nel migliore dei modi: la collezione FW25 era sembrata un po’ fiacca durante il Menswear di gennaio e lo show che ha aperto le danze è stato quello di un Gucci recentemente orfano di direttore creativo. Nonostante questo, il womenswear ha continuato a regalare sfilate e presentazioni destinate a lasciare il segno nel sistema moda italiano. Ecco quindi alcuni degli show migliori di questa MFW.
Dolce&Gabbana
Quando Simone Bellotti è stato nominato direttore creativo di Bally nel 2023, le sue prime collezioni non avevano suscitato grandi reazioni. Nessun passo falso ma nemmeno un vero guizzo. Questo fino allo scorso sabato, quando il brand svizzero ha presentato la FW25 al sedicesimo piano della Torre Velasca, un omaggio alla sua eredità elvetica. La collezione parte da un’esplorazione della routine: l’ordine e la ripetizione che strutturano la nostra quotidianità ma che a un certo punto sentiamo il bisogno di sovvertire, come dichiarato dal brand. È infatti proprio tra disciplina e istinto si muove Bellotti, che ha alternato precisione sartoriale a dettagli inaspettati. Il womenswear ha visto l’introduzione di silhouette esasperate in vita con completi che creavano un effetto clessidra anni ‘50 esaltando i fianchi in modo quasi scultoreo. Sono state le cinture a diventare protagoniste assolute della collezione: strette, multiple, a volte esagerate, come un elemento di costrizione ma anche di potere. Versioni in pelle rigida si stringevano attorno ai blazer, mentre corsetti-cintura con fibbie metalliche decorano trench e abiti in pelle. Nel menswear, la rigidità si ammorbidiva: la pelle diventava un elemento di rottura nei completi sartoriali, mentre cappotti e giacche si sovrapponevano con leggerezza. Tra rigore e libertà, la collezione FW25 di Bally segna la vera affermazione di Bellotti, con una collezione che non si limita a rispettare l’heritage del brand, ma lo ridefinisce con una visione più audace e contemporanea.