
«La mia più grande ispirazione sono le ragazze», intervista a Cecilie Bahnsen La designer danese racconta il successo del suo omonimo brand durante la Copenhagen Fashion Week
La storia di Cecilie Bahnsen si intravede in tutti i design del brand scandinavo. Emerge dai merletti e dai fiori ricamati sulle giacche impermeabili, dalle collaborazioni iperfemminili con brand di abbigliamento tecnico come Asics e The North Face. Del resto, quella di Cecilie Bahnsen è una storia tutta al femminile che prende forma quando la designer imparò dalla propria nonna come cucire. Dopo anni di studio alla Danish Design School e alla Royal College of Art in London, dopo diversi impegni lavorativi presso il Royal Danish Theatre, Dior, John Galliano ed Erdem, dieci anni fa Bahnsen ha scelto di far nascere il proprio brand a casa, a Copenhagen, e di dare vita a un’azienda guidata da sole donne. «Penso che ci siano molte donne incredibili in questa azienda - racconta la designer - è importante per me portare avanti la femminilità e la sua forza». Abbiamo incontrato Bahnsen durante la Copenhagen Fashion Week per scoprire i segreti del successo del suo brand e farci raccontare come la capitale danese influenza le sue collezioni.
Mentre il nome di Cecilie Bahnsen cresce in popolarità in tutte le capitali di moda del mondo, spingendosi fino a New York, Londra e Milano, l’azienda continua a espandersi. Dal 2015, rimane interamente guidata da donne e independente, ma oggi lavora su scala globale con un team di più di trenta persone. Nonostante Cecilie Bahnsen faccia parte del calendario ufficiale della Paris Fashion Week dal 2022, il brand resta fisso a Copenhagen e si è da poco trasferito in un ufficio ancora più grande. Come tutti i brand giovani e indipendenti, Bahnsen deve fare i conti con un mercato difficile da navigare; di anno in anno, però, la designer si sta dimostrando essere un’ottima velista. «Penso che la bellezza sia nel ritmo che puoi scegliere per il tuo brand, quando vuoi crescere o il modo in cui vuoi mettere insieme i look - spiega Bahnsen - Per me, parte di essere indipendenti sia anche la testardaggine su ciò che è giusto e su ciò che si propone, e farlo a modo proprio. Sì, è così.»