
Le eterne, innocenti lolite di Miu Miu Disinformazione, gioventù e verità sembrano il primo pensiero di Miuccia Prada
Miuccia Prada è preoccupata per lo stato del mondo. Sia nel suo ultimo show di Prada che per la collezione SS25 di Miu Miu il nucleo filosofico del suo lavoro ruotava intorno al tema della post-verità, della frammentarietà dell’informazione (e dunque del reale che percepiamo) che nasce dall’aver delegato alle macchine funzioni che prima erano degli uomini. Se l’alienazione e la de-contestualizzazione del passato nell’era digitale era il tema di Prada, da Miu Miu invece la reazione a un mondo sempre più sommerso dal rumore, dallo spam e dal clickbait della stampa è un ritorno verso i blocchi elementari del vestire. È un ritorno all’infanzia come mondo dell’innocenza e dell’uniformità ma anche un ritorno all’istinto, all’intuizione geniale che stravolge le cose all’ultimo e dà loro carattere modificando la prospettiva in cui vengono presentate. L'infanzia è incosapevolezza, la prima giovinezza è l’età della verità semplice, l’età adulta quella della disinformazione imposta a noi e che noi poniamo agli altri dissimulando noi stessi – è l’ingenuità del mondo e dell'arte che manca a Miuccia Prada? O ci vuol dire che l’identità a cui ci aggrappiamo da adulti è una mistificazione anche auto-imposta? O forse l’istinto che ci può dire cose che un mondo ormai fatto troppo opaco dalla retorica e troppo vasto a causa dei mass media invece ci nasconde? Quelle che la signora Prada ha portato in passerella non sono eterne bambine ma piuttosto donne che, attraverso ogni età, reclamano una prerogativa di unicità attraverso un istinto di cui è imperativo fidarsi, più consapevoli ma ancora candide come adolescenti.
Uno di questi livelli è il cast – se la scorsa stagione avevamo le “donne vere” ora volti noti provenienti dal mondo del cinema, della musica e della moda, tra cui Charlotte Cardin, Alexa Chung, Willem Dafoe, Cara Delevingne, Noen Eubanks e anche una Hilary Swank in gran rispolvero. Questi personaggi, attori o meno, svolgono per lavoro il compito di rappresentare verità alternative o, meglio, far sembrare reale la finzione e viceverse. La risposta di tutto, offerta praticamente già in partenza, è proprio quell’istintualità da cercare nella pura consapevolezza della prima giovinezza, ancora priva di corruzione, e da seguire come unico vero spazio in cui oggi la disinformazione e il rumore non arrivino. Come si diceva, le donne di Miu Miu (e anche gli uomini, dato che Dafoe ha chiuso lo show) non devono essere eterne bambine o adolescenti ma scoprirsi nell’intersezione misteriosa di chi si affaccia sul mondo senza esserne per questo sporcato, anche se con un tocco di innocua malizia: eterne, innocenti lolite.