
Da Saint Laurent, si continua col citazionismo Il completo sartoriale, gli anni ’80 e il "pericolo"
Questa Fashion Week, si intravede tra i designer delle maison di lusso il desiderio di scollarsi di dosso la rigidità del quiet luxury, di presentare nuove idee ai consumatori e di spingere l’acceleratore sul massimalismo. Il problema è che, per paura di perdere quelle poche certezze che rimangono in piedi dall’inizio della crisi del settore, sono partiti con il freno a mano tirato. È successo anche da Saint Laurent allo show di ieri sera, dove è stata presentata una collezione che aveva tanto entusiasmo ma poca innovazione. Il direttore creativo Anthony Vaccarello si è sporto un poco oltre la propria comfort zone esplorando il lato più “pericoloso” della maison, con stampe e abbinamenti audaci che non tutti, nella moda contemporanea, potrebbero apprezzare, ma allo stesso tempo ha deciso di rimanere comodo sotto l'ombra abbagliante del fondatore del brand, Yves Saint Laurent. Tra completi sartoriali mascolini che sovrastavano le spalle delle modelle, eyewear che imitava lo sguardo profondo del designer e delle sue muse nei loro anni d'oro, dettagli metallici che prendevano ispirazione dalla cultura marocchina e bomber in pelle, la collezione era sicuramente solida e mettibile, ma mancava del tutto di fantasia. Più che una prova di scrittura creativa, la SS25 di Saint Laurent è stata un esercizio di ricalco. La nostalgia, anche questa volta, ha avuto la meglio sulla voglia di stupire.
L’ideale di donna della maison Saint Laurent è complesso, scrive il comunicato stampa del brand: «La donna Saint Laurent ama assecondare le pulsioni più oscure, un'attrazione per il pericolo e il piacere che possiede con orgoglio nella sua moderna agenzia». In quest’ottica, il completo sartoriale presentato dalla maison alla SS25 è più una power suit che lo smoking creato da Saint Laurent negli anni ’60. Dopo una marea di completi oversize, indossati anche da Bella Hadid, tornata sulle scene dopo essere divenuta il volto brand, sbucano abiti boho-chic lunghi fino ai piedi che finalmente portano un po’ di colore in passerella, lamé, scollature e giacche di pelle. I gioielli si fanno più grandi, le collane seguono la linea del décolleté fino all’ombelico. Con palette che riprendono i colori preferiti di Yves Saint Laurent, che alla fine degli anni ’80 creò simili giacche decorate con motivi ispirati a Van Gogh, la collezione propone clash cromatici che uniscono blu elettrico, verde petrolio, arancione e oro in top smanicati e minigonne a balze da cui spuntavano sottovesti in pizzo. Negli ultimi look della collezione incontriamo la nuova rotta della direzione creativa del brand, sebbene sempre rivolta con lo sguardo al passato. Da Saint Laurent, Vaccarello prova a proporre una nuova versione del brand, più coraggiosa e vivace, ma dimentica che per abbandonare la comfort zone bisogna lasciare ogni residuo di nostalgia. Power suit inclusa.