
Storia e ritorno del berretto militare nella moda Dalle rivolte popolari alla Fashion Week
Ci sono capi d'abbigliamento che sono stati al centro di conflitti internazionali e rivoluzioni epocali, che hanno contribuito a definire l’identità di un popolo e che sono stati simbolo di identificazione sia per chi era al potere che per chi ha combattuto per conquistarlo. I berretti militari hanno sempre raccontato storie di lotta, ma ormai anche di moda: alle ultime Fashion Week, designer come Miuccia Prada e Raf Simons hanno riproposto varianti moderne dell'accessorio inaugurando un vero e proprio ritorno in pista del trend. Alla FW24, in un'intervista a WWD, la stessa Miuccia Prada ha sottolineato il valore atemporale e generativo degli abiti della storia. «Si guarda molto alla storia per imparare qualcosa», ha affermato la stilista. «È stato qualche intellettuale a dire che togliere un pezzo al passato significa separarlo dalla sua gabbia».
Celine per la FW24 ha proposto una personale versione del classico Police Bobby Hat, il casco metropolitano indossato ancora oggi dalla polizia locale inglese. Questo tipo di berretto militare è stato già oggetto in passato della cosiddetta Atomic Age, movimento della moda anni ’60 guidato da Andres Courrèges, Paco Rabanne e Pierre Cardin, che, già all’epoca, fecero sfilare cappelli simili ad elmetti militari e berretti da aviatore. Non è un caso che gli stilisti abbiano proposto questo tipo di estetica proprio durante il periodo della Guerra Fredda, a conferma che le scelte dei designer siano inevitabilmente influenzate dal contesto storico e quindi anche dai conflitti armati in corso. ll ritorno in passerella dei berretti militari richiama il rapporto di lunga data e di reciproca influenza tra moda e abbigliamento militare. La fascinazione della moda per il war-wear esiste da sempre: la si può osservare nella scelta di materiali come il nylon e la gabardine, ancora adesso impiegati in ambito bellico e spesso utilizzati dai designer, nelle silhouette delle uniformi dell'esercito che, a partire dagli anni ’70, sono state d’ispirazione per la costruzione di capi prêt-à-porter. Un esempio rimane la giacca sahariana di Yves Saint Laurent, indossata in origine dagli Afrika Korps durante la Seconda Guerra Mondiale e riproposta anche da Anthony Vaccarello per la SS24 della maison.