
La nostalgia del futuro di Dries Van Noten Un congedo, più che un addio, per il maestro belga
Nel suo messaggio accluso in coda alle note del suo ultimo show da direttore creativo, Dries Van Noten ha citato Marcello Mastroianni e la sua “nostalgia del futuro”, una specie di romanticismo del guardare avanti, aggiungendo anche che questo show non rappresentava un gran finale. Non di meno, l’atmosfera era fiabesca: pochissime celebrità, una schiera di aficionados del brand e clienti storici ma soprattutto una riunione che raramente si vede di potenze della moda venute tutte a celebrare un compagno, un collega e un amico al suo canto del cigno. Ann Demeulemeester, Walter van Beirendonck, Haider Ackermann, Glenn Martens, Thom Browne, Diane von Frustenberg, Pierpaolo Piccioli e persino, secondo voci accreditate, Martin Margiela anonimamente presente tra il pubblico e uscito dalla sua (per assenza di termini migliori) latitanza per celebrare Van Noten. Il tema della “nostalgia del futuro” significava, per Noten, di non trattare il suo ultimo show come una playlist dei suoi grandi successi – il che avrebbe significato chiudere la sua opera entro un inizio e una fine ben delimitati, imbottigliandola per il futuro ma museizzandola, privandola cioè di slancio vitale, trasformandola in un’anatomia autoconclusiva. Invece, Van Noten ha preferito produrre il lavoro più raffinato possibile, lasciare la scena con un finale aperto che getta un ponte tra la conclusione del suo percorso e l’inizio di un cammino nuovo. Non è un caso che il designer abbia comunque sottolineato che non andrà semplicemente in pensione ma continuerà come una sorta di mentore a supervisionare il brand.
C’è anche stato spazio per una sana nostalgia del passato, comunque: il modello che ha aperto la sfilata, Alain Gossuin, ad esempio, era lo stesso che 38 anni fa aveva aperto il primissimo show di Van Noten. E c’è da sospettare, se è vero che lo stesso Margiela fosse presente, che le emozioni collettive di Van Noten stesso e dei suoi colleghi e amici designer siano state altissime, come il capitolo conclusivo di una lunga saga al cui inizio tutti non erano altri che studenti di moda come tantissimi altri. Ma era ovvio che questo show sarebbe stato una celebrazione di questi affetti, un ritorno a casa per così dire, oltre che il culmine di una carriera portata avanti in un mondo della moda che affronta cambiamenti sempre più drammatici. Ricordiamo una sua intervista dell’anno scorso a WWD: «L'intera situazione delle celebrità sta sfuggendo di mano. Avere una celebrità in passerella, avere una celebrità in sala... ora penso che le recensioni riguardino più chi è seduto in prima fila che il tema della collezione. Per me, la moda merita molto di più che essere ridotta a qualcosa del genere». Se non si fosse voluto ritirare dalle scene, e giudicare dalla collezione, Van Noten avrebbe dentro di sé molto altro da dire e da fare. Non di meno, concludendo una lunghissima e onorata carriera, voltando pagina a questo punto della sua vita, l’individuo Dries Van Noten ci dice che nella vita bisogna andare avanti o farsi portare avanti proprio come nell’arte; che il passato non è l’ultimo rifugio dei sentimenti e che può esistere ricchezza senza ostentazione, intelligenza senza pretensione e passione senza consunzione.