
Le perle faranno davvero un grande ritorno? Un gioiello del passato, che dice qualcosa del presente
Il lookbook della Resort 2025 di Valentino che Alessandro Michele ha presentato ieri a sorpresa, scatenando le attese conversazioni sul web, ha fornito molto materiale di riflessione agli appassionati di moda. Tra chi ha ricercato le reference originali tra le foto d’archivio di Valentino, chi si è lanciato in discussioni sulla post-verità nel dibattito odierno sulla moda e chi ha invece visto nella decisione di pubblicare il lookbook il tentativo di creare un beef tra i designer di Kering, i 170 e passa look della collezione hanno rimesso in moto gli ingranaggi mentali di praticamente chiunque. E se il lookbook esemplifica in una maniera molto Michele-esca l’attuale tendenza verso silhouette vintage, è possibile trovarci dentro le tracce di differenti microtrend che, proprio grazie a Michele, potrebbero tornare a esplodere. Tra questi ci sono le perle. E non parliamo, nel caso di Valentino, del modesto filo di perle piccolo-borghese – ma piuttosto delle perle aristocratiche da grand-dame, in doppia o tripla fila, applicate a borse e tracolle, appuntate sulle spille, incastonate negli orecchini ma soprattutto esposte ed sfoggiate con l’orgoglio di un faraone. Più modeste, le perle sono tornate nei recenti show di Haute Couture di Chanel, Schiaparelli e Dior, sotto forma di bottoni e di orecchini nel caso dei due ultimi brand. E in un momento in cui, tra incertezze economiche montanti, i brand provano a concentrarsi sul riaffermare l’intrinseco valore delle proprie creazioni – questa sovrabbondanza di perle fa pensare che (vere o finte che siano) finiremo per vederne altre nella prossima stagione. Ma dov’è che le abbiamo già viste?
Più interessante è il contesto con il quale sono tornate nel womenswear. Posto che come accessorio la perla è tanto diffusa da non potersi facilmente accorpare in un trend, la percezione che se ne ha adesso, come di un tipo di gioiello antiquato, è stata usata nelle collezioni degli ultimi mesi per “speziare” di toni aristocratici diversi abiti e look d’ispirazione retrò. Tendiamo a dimenticarcelo, ma in effetti quest’inverno si è tornato collettivamente a pensare alle socialites degli anni ’60, leggendarie clienti dell’Haute Couture come le varie Babe Pailey, Lee Radziwill e Slim Keith, alle loro pellicce e alle loro perle, a quei vecchi e signorili significanti di status emersi probabilmente come reazione alla vasta diffusione dell’anarchica, ribelle ma purtroppo alquanto sciatta divisa di quell’estetica underground che mescola moda rave, Indie Sleaze e mood rock che domina le strade oggi. Ai jeans strappati, alle t-shirt scollacciate e lacere, ai tessuti decolorati e a certi tagli molto provocanti, si è contrapposta la luce della madreperla, il rigore del tweed, l’opulenza della pelliccia. Forse dunque questa presenza delle perle che si inizia ad avvertire nelle collezioni di brand-chiave segnala il tentativo collettivo della cultura di mediare tra un estremo e l’altro – anche se il ritorno di queste perle non avviene in una veste nuova ma proprio con la loro antica aristocratica simbologia.