
Crime suit, trend o cliché? Significati dell’abito formale maschile tra potere, crimine e sesso
Dalla scrivania d’ufficio fino alla camera da letto, il completo sartoriale maschile attraversa tempi e luoghi del quotidiano assumendo molteplici significati. La maggior parte delle persone, per via di un profondo e radicato retaggio culturale, riconosce nell’abbigliamento formale maschile il segno dell’autorità e del potere associando la galanteria e l’idea tradizionale del "perbene” a un determinato modo di vestirsi; altri, come alcuni creatori di moda e di cinema, provano a rompere questa rigida rappresentazione ideologica. Registi e designer declinano “la divisa sociale del maschio” non solo come abito da ufficio, ma la arricchiscono di suggestioni erotiche, criminali e misteriosamente perverse. Nell’ultima collezione uomo di Anthony Vaccarello per Saint Laurent, ad esempio, il tema della sensualità e della sessualità che evoca il completo sartoriale maschile è centrale. I « completi terrificanti e languidi», come li descrive Mark Holgate nella recensione della sfilata su Vogue Runway, esprimono nella loro classicità un delicato erotismo e una sottile femminilità che si manifesta attraverso le camicie trasparenti portate sotto le giacche, dal taglio fluido. A tal proposito, Vaccarello utilizza la tecnica d'alta moda del flou legata alla moda femminile, abbinando materiali dalle consistenze più rigide, come la pelle, con altri più morbidi come l’organza. Il designer belga, in quell’occasione, ha spiegato alla stampa di essersi ispirato a un uomo notturno, misterioso, a metà tra Patrick Bateman di American Psycho e Julian Kay in American Gigolo: l’abito formale nasconde così i segreti della perversione e può diventare uno strumento di seduzione.
Il crime-suit nella moda contemporanea
La moda e il cinema hanno cercato di macchiare l’impeccabilità del completo da uomo svelandone l’oscura natura, ma allora per quale ragione nella coscienza collettiva l’abbigliamento formale, soprattutto su un maschio, lo identifica più come un gentiluomo che come un assassino? La risposta risiede nel fatto che, come diceva il sociologo francese Bourdieu, la nostra società ha esercitato una sorta di violenza simbolica, ovvero l’imposizione della categoria estetica dell’uomo perbene in giacca e cravatta, talmente validata e interiorizzata da non riuscire mai a decostruirla del tutto. Nella filmografia citata, soprattutto negli anni '60 e ‘70, i killer in completo si confondevano con l’uomo comune poiché per molto tempo la maggior parte dei maschi, per via di quella che comunemente si definisce “grande rinuncia”, si è vestita in questo modo: oggi invece l’abito formale indica un’eccezione, suggerisce rigore istituzionale e sottolinea aristocrazia sociale. I cineasti si sono resi conto di come l’estetica della crime suit sia divenuta a tutti gli effetti un cliché: sarà per questo che Michael Fassbender, protagonista del recente film The Killer nei panni di un cinico criminale professionista, preferisce mimetizzarsi alla folla vestendosi come un anonimo sciatto turista tedesco. Un “uomo-completo”, oggi come oggi, potrebbe essere un facile sospettato: un maschio trasandato invece è solo uno tra tanti.