
Quando la moda è di carta Tra cellulosa, advertising e stampe newspaper
Carta ed abiti, per più di un motivo, si sono trovati a fare da supporto alle esigenze della nostra specie: la prima per dare ordine e autorevolezza ai pensieri, i secondi per rivestire di significati la pelle. Entrambi raccolgono idee e ne comunicano l’impatto sotto forma di parole scritte o cucite, entrambi sono polifunzionali. La moda, che di suo assorbe tutto, ha finito con l’acquisire la cellulosa come materiale per la costruzione di abiti e, allo stesso tempo, ha fatto della carta una reference per restituirle dignità vestimentaria. Qual è, in altri termini, la relazione estetica tra moda e carta?
Breve storia del paper clothing
Scovando nell’archivio della stampa newspaper, la ricerca restituisce che la prima persona ad indossarla sia stata Matilda Butters, seconda moglie del politico australiano James Stewart, nel 1886. L’estro creativo di Elsa Schiaparelli, che ha trasformato i ritagli di un articolo su di lei in bluse e accessori stampati, arriva dopo: siamo nel 1935. Poco più di 10 anni in avanti, nel 1946, Louis Réard annuncia il debutto del bikini coperto da una stampa di giornale. Arriviamo all’ironia sofisticata degli anni ’60 - è la modella Twiggy a restituire i colori dell’inchiostro su carta con un minidress con stampa newspaper datata al 1967. E poi, per una sorta di effetto trickle-down congenito alla moda, questa stampa finisce sulle passerelle di Moschino, Calvin Klein negli anni ’90 fino ad approdare al suo stato di leggenda con John Galliano. Prima con la collezione SS99 Couture di Dior, poi con la SS00 ispirata ai clochard di Parigi e infine con la collezione ready to wear FW 2000, Christian Dior Daily era il magazine cucito sul corpo della modelle con cui John Galliano modellava la sua visione creativa. Visione che, grazie a Sex and the City, sopraggiunge alla sua consacrazione pop: Sarah Jessica Parker, alias Carrie Bradshaw, indossa il newspaper dress nel 2009 nella seconda stagione della serie cult HBO, facendone un abito feticcio di massa.
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Se per Anna Piaggi la stampa newspaper costituiva un elemento chiave all’interno della sua narrativa dandy e della sua poetica del vintage, diverso è il caso di Lady Gaga che ha indossato un abito di carta Paco Rabanne in occasione degli MTV European Music Awards del 2011. Abiti che riproducevano i particolari della carta stropicciata a misura d’uomo, effettivamente, circolavano già da tempo: basta consultare i lavori di Martin Margiela o di Rei Kawakubo per rendersi conto di quanto sia stato impattante l’immaginario della cellulosa formato pagina. Eppure, chi è riuscito a inserire nuovamente la stampa newspaper all’interno della cultura pop e del dibattito pubblico, è proprio un allievo di Margiela: Demna.
Per la collezione SS18 di Balenciaga ha impresso su camicie e cardigan in coordinato la parola dell’anno 2017 secondo il dizionario Collins, “fake news”, riproponendola in una campagna stile paparazzi in cui la protagonista è la top model Stella Tennant. Nel 2021 è nel film Crudelia che il newspaper dress fa la sua ricomparsa sull’alter ego della protagonista Estella - reiterazione grafica e vestimentaria dei suoi capelli metà bianchi e metà neri. È poi Prada, nel 2022, a cercare nella carta un materiale di ricerca che facesse da corredo alla collezione SS23 sotto forma di un invito a mò di soprabito riadattato poi ad un set design sospeso tra pareti bianche, tende a quadretti e un pavimento sui toni del marrone interamente realizzato in carta. Mathieu Blazy, infine, rievoca il numero di un magazine femminista italiano stampandolo per intero su una tote bag della collezione SS24 di Bottega Veneta – lavoro artigianale ed editoriale. Lavoro che, indifferentemente dalla sua accezione, rimane - come la moda - un testo da consultare e rileggere senza, o quasi, interruzioni.