
Cosa può fare la moda per sopperire alla mancanza di sarti? In pochi ormai sanno usare una macchina da cucire
Il fashion system accusa sempre di più la carenza – tra gli altri – di sarti, ricamatori, modellisti e prototipisti – tutte figure essenziali nel processo di creazione degli abiti. Le persone che sanno usare a dovere una macchina da cucire, o farlo a mano con gli standard richiesti nell’ambito, sono ormai rare, anche perché si tratta di tecniche molto complesse – e per impararle servono anni di formazione e pratica. Il ricambio generazionale, però, è avvenuto solo in piccola parte. Il motivo non è solo culturale. Se da un lato è vero che – in generale, ma soprattutto nella moda – ci sono meno professionisti in grado di fare lavori tecnici, dall’altro sono cambiati gli stessi processi produttivi. Rispetto al passato, la realizzazione dei capi è sempre più di tipo industriale, e spesso viene appaltata a società esterne.
From the supply chain to workers' rights, from recycling to making the process of manufacturing far more energy-efficient, things need to change on all fronts if the fashion industry is to become sustainable in a way that counts.
— Stephanie Srikandi (@stephanietials) December 29, 2020
Con l’aumento del fast fashion la tradizione della sartoria artigianale si è via via ridotta, e lo stesso è accaduto per la formazione delle nuove leve, cosa che ha persino messo a rischio la sostenibilità economica di alcune imprese. Ma la carenza di personale riguarda anche e soprattutto quelle professioni che operano all’interno delle singole maison, realizzando prototipi e campionari. Il processo di progettazione e creazione di un capo, infatti, non coinvolge solo i sarti, ma anche i prototipisti e i modellisti, tra gli altri. Se ai primi è richiesto l’assemblaggio finale del capo, i prototipisti seguono la realizzazione degli abiti a partire dalle bozze degli stilisti. I modellisti si occupano invece della creazione dei cartamodelli, ovvero i ritagli delle parti di tessuto che andranno a formare il capo in sé. Tutte queste figure devono conoscere in maniera approfondita i materiali, le tecniche di cucito e la modellistica. È questo know-how che rende possibile la realizzazione e la produzione finale dei prototipi, ed è sempre più raro trovarlo tra i giovani.
Cosa può fare il sistema moda per non aggravare il problema
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In generale i mestieri tecnici sono considerati meno attraenti di un tempo. Nonostante la loro rilevanza, sono professioni che hanno risentito della svalutazione culturale delle professioni artigianali, cosa che ha disincentivato i giovani a scegliere percorsi scolastici più legati alla manualità. Anche nella moda, la domanda è alta per i corsi che privilegiano l’approccio teorico e progettuale, ma molto meno per i percorsi più pratici e di tipo tecnico. In sostanza, a livello formativo, le persone che puntano ad arrivare a progettare o raccontare i capi sono molte di più rispetto a quelle che, invece, studiano per imparare a realizzarli. Per questo le aziende del settore, al fine di accorciare questo gap, dovranno essere in grado di proporre maggiori prospettive di carriera e di guadagno per i tecnici, valorizzando di più queste professioni e veicolando meglio quanto siano rilevanti.
Le grandi realtà in parte ci stanno riuscendo: grazie a strutture consolidate, per loro è più semplice favorire la crescita professionale ed economica del proprio personale. Non vale però lo stesso per i brand piccoli, che compongono gran parte del settore in Italia e che contribuiscono alla nomea del Made in Italy. E la difficoltà di trovare figure professionali nel ricamo e nella sartoria rallenta la crescita delle imprese. Nel tentativo di cambiare la percezione negativa relativa alle professioni puramente tecniche, all’interno dell’ambito-fashion si sta anche cercando di sensibilizzare le persone – e soprattutto i giovani – sulle potenzialità di questo mercato dell’artigianato. Allo stesso tempo le imprese stanno sviluppando dei percorsi formativi interni. Le singole società, per sopperire alla mancanza di tecnici, in alcuni casi arrivano a lanciare delle proprie academy, allo scopo di inserire poi gli studenti in azienda. Studiare negli istituti di moda – quasi sempre presenti solo nelle grandi città – non è alla portata di tutti: questi progetti paralleli consentono invece di far arrivare la moda in territori lontani dal raggio d’azione delle grandi istituzioni del settore.