
Che cos'è una silhouette "maschile"? Oversize o slim fit, il corpo è la nuova ossessione dei designer
Sembra che, alla base della parola silhouette, ci sia un intruglio etimologico a base di storia e classismo reso commestibile grazie alle tasse imposte da Etienne de Silhouette, il Controllore Generale delle Finanze sotto il regno di Luigi XV. I suoi tagli a sfavore del popolo e dei patrimoni di nobili e clero finirono con l’andare a modellare uno stile à la Silhouette, un ritratto in voga nel XVIII secolo che riduceva il profilo delle persone a ombre nere appena accennate. A Silhouette venivano chiamati anche i pantaloni senza tasche, finiti dritti nell’enciclopedia mentale di noi moderni per designare una figura o una struttura delineata all’osso. Nel corso della storia le donne sono state i soggetti maggiormente manipolati a livello di silhouette: Coco Chanel le aveva dotate di una dose di sprezzante pragmatismo costruendo tailleur a vita alta e spostando le catene sulle borse, mentre Monsieur Dior, qualche anno dopo, le aveva incastrate in vitini da vespa su cui adagiare bar jacket e gonne a ruota con stampe a fiori. Sui corpi degli uomini, invece, non ci sono mai stati grandi interventi: è stato sufficiente, nella modernità in particolare, concentrarsi sull’uniforme da lavoro e le sue unità componenti per compiere grandi rivoluzioni. Le cose, eppure, sembrano cambiate proprio adesso, in un momento storico in cui alla crisi economica e al timore di esporsi a livello narrativo si è aggiunta la netta differenziazione fra moda e lusso. Si ricercano forme tangibili e riconoscibili, si scoprono zone del corpo tipicamente associate alla sensualità della sfera femminile, si insegue l’ideale dell’eleganza o, scavalcando il mainstream, si deforma il tutto superando qualsiasi tassonomia anatomica.
Slim vs over
«Era una silhouette» ha spiegato Jonathan Anderson in un’intervista sul The Washington Post. «E per me la fantasia di essere un designer quando ero più giovane consisteva proprio nell’idea di creare una silhouette». Secondo la giornalista Rachel Tashjian, l’autrice dell’intervista, Anderson ci è andato molto vicino con la collezione SS24 di Loewe proponendoci «qualcosa che non avevamo ancora visto: una forma ambivalente, rigida e baggy allo stesso tempo, che ha reso disarmante, a tratti minaccioso, il gesto spontaneo e disinvolto di infilarsi le mani in tasca». Pantaloni a vita altissima, in denim e con decorazioni di strass all-over, che hanno attirato persino l’attenzione del Financial Times, sorpreso di averli avvistati sul palco di Sanremo 2024. Gli incriminati sono il cantante Ghali (in full look Loewe) e la sua stylist Ramona Tabita, secondo cui si tratterebbe di «un’evoluzione ,con uomo che si è scrollato di dosso la mascolinità tossica e ne propone un altro modello, non necessariamente gender fluid, ma virile in un’accezione contemporanea». Liberazione che, nel caso di Rick Owens, diventa deformazione allo stato puro - una silhouette maschile sorretta da stivali in gomma gonfiabile, coperte annodate tra di loro a formare top per l’inverno e cappotti “bombasticamente sculturali” nella collezione FW24. Una riflessione, forse, su quanto sia primitivo il gesto di creare continuamente forme da abitare. Una silhouette insomma. Una vecchia storia che alla moda piace raccontare come sempre nuova.