
L’impatto culturale dell’afghan coat Un viaggio tra terre e culture diverse
Da John Lennon a Janis Joplin, passando per Britney Spears fino a Olivia Rodrigo e a Bella Hadid, l’afghan coat torna ad essere oggetto del desiderio per la Gen Z e capo d’ispirazione sia per i designer, nella creazione delle collezioni presentate durante le fashion week, sia per i look street style delle celebrity. Quello che può presentarsi come un cappotto di pelliccia qualsiasi, in realtà, ha avuto un grande impatto culturale nella storia del costume e nell’identità di certe subculture, fino ad essere riproposto in varianti e costruzioni diverse nel corso del tempo. È solo un trend che persiste nella sua ciclicità, o c’è qualcosa di più?
Come nasce l'afghan coat?
Oggi l’afghan coat, che fa storcere il naso agli animalisti più appassionati e in particolare al gruppo PETA, i cui membri abbiamo visto protestare sulle passerelle durante le recenti settimane della moda, è un capo molto richiesto dalle nuove generazioni. Spesso preferiscono il vintage, una scelta sostenibile che sfida il grande problema del trattamento degli animali nell’industria della moda. Più recentemente, l’afghan coat è tornato ad essere desiderato da molte celebrities come Olivia Rodrigo e Zoe Kravitz: una scelta coerente con il ritorno dello stile della schoolgirl Y2K, un po’ Lizzie Mcguire, serie cult di Disney Channel, un po’ Phoebe Buffay, artista bohemien, spirito ironico e libero della serie Friends. Da Burberry a Diesel, il "Penny lane coat”, nome coniato dal cappotto indossato da Kate Hudson nel celebre film Almost Famous (Quasi Famosi), è stato declinato attraverso forme di styling e tecniche diverse che permettono al capo di trasformarsi, di essere oggetto di sperimentazione come nel caso delle pellicce in denim e lana di Diesel e delle mantelle tribali, per certi versi “preistoriche”, dell’ultima sfilata di Marni. Tutto questo accade in virtù del fatto che la moda dà la possibilità ai suoi creatori più liberi di spingersi oltre quella che sembra solo una tendenza di passaggio, ma che, in realtà, è per molti una ricerca storico-culturale dentro un passato che ritorna nel presente ogni volta con sembianze e nuovi significati.