
Il verde diventerà il colore del post-quiet luxury? Dalla normalità all’avant-garde, è stato ovunque
Il verde è un colore così innocuo che nessuno si sognerebbe mai di definirlo un elemento di rottura – certo, fuori dalla moda, nel mondo del cinema e del fantasy, è un colore associato ai personaggi “cattivi” (pensate al Doctor Doom di Marvel o a Malefica della Bella Addormentata) ma più per contrapporre i villain agli eroi rivestiti di colori primari che per un’associazione negativa. Eppure, nel corso della stagione, il verde ha avuto una funzione vagamente anarchica e cioè quella di inserire un elemento di gentile "disturbo" nelle sinfonie di neutrals che hanno dominato diversi look ma anche di rappresentare un’alternativa ai grigi, beige, blu e neri che fungono da base a numerose palette e anche al colore “di stagione” che sarebbe invece il rosso. Una serie di sfumature a metà tra il verde Veronese e il verde pino si è vista su bluse e velluti da Emporio Armani, su un trench in pelle di JW Anderson e Blumarine, sui dolcevita di MM6 Maison Margiela e su numerosi degli abiti di Fforme a New York, sempre scuri ma più vivaci sono stati i verdi di un certo abito da sera di Dsquared2 e di diversi dei modelli presentati da Egonlab; ci sono poi state cascate di verde nelle ultime collezioni di Saint Laurent, di Loewe, Jil Sander e Fendi dove, come anche da Etro, una singola manica verde ha rappresentato l’elemento anarchico di look altrimenti equilibrati; e stessa cosa ha fatto Prada, con una sfumatura più acida, contrastandolo con il rosa o inserendolo sotto forma di pantalone o maglione insieme al blu e al grigio.
Siamo ben lontani, comunque, da quella “febbre verde” che prese il mondo ai tempi di Daniel Lee: quel verde era un’imposizione monolitica, che non prevedeva variazioni e sfumature ma che soprattutto esisteva in maniera totalizzante e non come un elemento fra gli altri. Il verde (o meglio, i molti verdi) che vediamo in passerella nelle passate settimane e di certo in quelle che verranno rappresentano forse il tentativo di evadere dalla monotonia insorta dopo il massimalismo streetwear di qualche anno fa e dopo l’ondata di formale neoclassicismo che l’ha seguito: il verde potrebbe essere il colore del “post-quiet luxury” – quella soluzione di mediazione tra la relativa banalità dei colori classici (sia i classici neutri che altri ormai troppo sdoganati come il rosso) e la funzionalità di un colore tanto vendibile quanto variabile in un gran numero di sfumature, oltre che genderless. Mentre continuiamo a guardare gli show di Parigi cercando altre sfumature di verde, però, ci sentiamo di raccomandare il colore a chi sta già pensando che colore indossare a primavera. Ringraziateci dopo.