
Slavik's Fashion 10 anni dopo, intervista a Yurko Dyachyshyn Raccontare la propria città natale attraverso lo stile dei suoi abitanti
Yurko Dyachyshyn non crede che l’arte possa cambiare il mondo, che una foto possa fermare una guerra, ma il suo lavoro continua a suscitare forti emozioni a distanza di anni, un «effetto farfalla», racconta, «che può avere un impatto maggiore sull'artista stesso e sull’ambiente che lo circonda, anche se non influenza gli eventi globali». Mentre il mondo della docu-fotografia occidentale riceve aspre critiche dagli osservatori di un’arte “politicamente corretta”, a quarant’anni da Afghan Girl di Steve McCurry e a venti dalla contestazione di Gula, la protagonista dello scatto, Yurko Dyachyshyn si è ritagliato uno spazio a sé fotografando Lviv e i suoi abitanti. Nato e cresciuto in Ucraina, è noto in tutto il mondo per Slavik’s Fashion, un progetto realizzato tra il 2011 e il 2013 con protagonista un uomo senza fissa dimora, incontrato da Dyachyshyn per le strade della sua città natale. Una raccolta dei migliori outfit di del protagonista dallo stile eccentrico, Slavik’s Fashion ha catturato l’attenzione di testate rinomate, così come quella di visionari della moda, da Lotta Volkova a Kanye. Nel 2016, l’allora direttore artistico di Vtmnts, Demna Gvasalia, prese ispirazione dai fit di Slavik per la prima collezione uomo del brand, sancendo così ufficialmente il legame tra il fotografo ucraino, Slavik e il mondo della moda. Anche nel 2022, la collezione SS22 del brand ha preso ampio spunto dai look indossati dall'uomo per le strade di Lviv, anche se Guram Gvasalia non ne ha mai riconosciuto i meriti. «La fotografia e l'arte sono entrate nella mia vita nel 2002 e sono ancora qui», ci racconta Dyachyshyn, oggi impegnato a documentare gli sviluppi di una guerra che affligge l’Ucraina da ormai due anni.
Oggi Dyachyshyn ritrae angoli strappati all’Ucraina: un banco di scuola ricoperto di vetri dopo l’attacco di un missile, i soldati dell'esercito che si sottopongono a degli esercizi di fisioterapia per recuperare le forze, il colore della luna prima che cali la notte su Lyv. Non crede che le sue foto salveranno il mondo, ma è certo che uno dei grandi talenti che conservano gli artisti sia cambiare se stessi e l'ambiente che li circonda da vicino, semplicemente controllando come come viene comunicato un evento. «Tragedia personale o morte, questo è un fenomeno molto forte, un'unità che prevale su tutto». Al momento, ha abbandonato il mondo della "moda” - di cui, ci dice, ha un interesse piuttosto superficiale - in favore della sua nuova collezione War Nouveau, titolo che racchiude lo stile architettonico temporaneo, spesso realizzato con dei semplici sacchi di sabbia, con cui l’Ucraina si sta proteggendo dagli attacchi. «Sono diventati parte del nuovo paesaggio urbano, possono essere osservati nel tempo, vengono distrutti e rattoppati, ma rimangono». Delle collaborazioni con le maison di couture che hanno preso in qualche maniera ispirazione dall’estetica raccontata in Slavik’s Fashion interessa poco a Dyachyshyn, che si dice contento di come il progetto sia stato ricevuto online. «È già una sorta di classico», racconta. «Penso che ci sarà ancora una proposta reale in futuro, che avrà una vera e propria incarnazione moda sotto forma di una collezione o addirittura di un brand.» La guerra in Ucraina ha cambiato la traiettoria artistica di Dyachyshyn, obbligandolo a rimandare i suoi progetti, ma nonostante la situazione sia critica, il fotografo riesce a ritagliare momenti di gratitudine nei confronti del supporto che lui e i suoi colleghi stanno ricevendo dagli altri Paesi. Allo stesso tempo, coglie l’occasione per lanciare un avvertimento ai funzionari politici tanto quanto agli insider della fashion industry. «L’Ucraina ha bisogno di più armi e della determinazione da parte del resto del mondo: se perdiamo, non avrete più tempo di preoccuparvi della fashion week di Milano o di Parigi».