
Da Prada la natura prende d'assedio l'office-chic Apocalisse in giacca e cravatta
Lascia fare a Prada a trasformare tonalità divisorie come il verde acido e l’arancione fluorescente in colori mainstream, a far tornare di moda gli skinny jeans e i dolcevita. Questo gennaio, nel cuore pulsante di Fondazione Prada, la direzione creativa di Miuccia Prada e Raf Simons ha preso una piega nostalgica sulle orme delle collezioni del decennio scorso portando in passerella due mondi a confronto: la natura e il computer. Una stanza divisa in cubicoli con muri in cartonato blu elettrico, il setting della Menswear FW24 evocava gli spazi impersonali degli uffici di una volta, prima dell’open space e del lavoro in remoto. Sotto le suole delle scarpe, coperta da uno strato di Perspex riciclato, si poteva però intravedere una foresta, completa di muschio e di una piccola sorgente. L’accostamento tra lo stile asettico dell’ufficio e l’irregolarità delle pietruzze è un codice tipico dell’immaginario apocalittico-artistico Prada, ma questa volta sembra essere stato portato all’estremo. Siamo di fronte ad un impiegato che sogna la libertà, o a ciò che vedremo prima della fine del mondo?
Da un lato, la collezione appariva come un commento ironico sui tempi che stiamo vivendo, il riflesso di un mondo incastrato tra la rigorosità del lavoro e la ricerca di svago nella natura da parte dell’uomo; dall’altro, il duo artistico Prada ha portato in passerella un presagio. Quanto tempo abbiamo ancora prima che la Terra ci si ritorcerà contro e ci ritroveremo con l’acqua alla gola? Per gli ospiti della sfilata, che includevano la star della nuova campagna della maison Troye Sivan, l’attore del reboot di Mean Girls, Christopher Briney, Jake Gyllenhaal, James McAvoy, Mamhood e Louis Patridge, l’ottica su cui puntare è stata senza dubbio la prima - già che le loro giornate non aderiscono esattamente a quelle dei pendolari incastrati in un 9-to-5.