
La profonda ambiguità dello show FW24 di Balenciaga Zigzagando sulla linea tra il tributo e la parodia
Demna è un designer, prima che ironico, ambiguo. Da un lato, le sue collezioni sono la delizia della critica, le sue citazioni sono praticamente sempre condivisibili, specialmente per quanto concerne lo stato dell’arte dell’industria, eppure nei suoi show non si capisce veramente mai come siano dosate parodia e apologia, invenzione geniale e banale espediente. Da un lato ci sono i bellissimi concetti che il designer ha esposto a Cathy Horyn sull’importanza perduta dell’artigianalità, sull’eccessiva fame di celebrità, sui fashion gimmick, sulla commercialità imperante e sull’importanza di trovare una vera voce creativa – dall’altro c’è una trafila sconfinata di capi logati identici da anni, uno stuolo di celebrità spesso portate anche in passerella, una lista di gimmick che potrebbe riempire un libro, una forte dipendenza sui prodotti commerciali e una riproposizione continua di silhouette e prodotti che annebbia il confine tra continuità e coerenza creative e una ripetitività estetica quasi ossessiva, che sfocia nella prevedibilità. Questo tipo di ambiguità è andato in scena con lo show FW24 di Balenciaga a Los Angeles di ieri: impossibile non vedere nella processione di figuranti una citazione alla celebrity culture di LA vista quasi dall’interno, all’inerente volgarità delle tute di velour e dei tanga a vista, a quel look vagamente Y2K delle star di Hollkywood quando vanno a fare la spesa in tuta. Non di meno: era davvero una specie di satira di quell’estetica prosaica, una sua celebrazione o un’elevazione?
Come si scriveva in un vecchio articolo, è davvero complesso distinguere la coerenza creativa dalla ripetitività: tra i designer più celebrati di oggi ci sono certamente creativi che si ripetono e tornano a martellare sulle proprie ossessioni – e questo senza contare l’ingerenza dei dipartimenti commerciali che vogliono che un certo pezzo best-seller ci sia sempre e comunque. Il metro con cui Demna andrebbe giudicato, forse lo stesso metro che lui implicitamente si è scelto, è quello dell’attualità: è attuale Balenciaga oggi? Riflette autenticamente un qualche inafferrabile zeitgeist che altri non saprebbero riassumere o sintetizzare meglio? Descrive qualcosa che è la fuori sovvertendo quegli abituali concetti di lusso e moda? La risposta, a fronte di collezioni che si somigliano molto fra loro, è sì. La principale qualità di Balenciaga è sicuramente quella di essere nel momento, di descriverlo con prontezza e farsene una specie di ritratto ideale e distopico insieme. In questo senso, le sottilissime sopracciglia di Cardi B (che ha chiuso lo show) ricordavano quelle di Karen Black nella babelica, folle e agghiacciante satira di Hollywood che fu Il Giorno della Locusta di John Schlesinger. Rimane però, al di là dei pezzi più concettuali, quel sentore di ambiguità: Demna nutre la cultura che giudica o giudica la cultura che nutre?