
A cosa servono tutti questi show in giro per il mondo Esaltare il Paese ospite, o sfruttarlo per l'attenzione mediatica?
Quando Dior ha presentato la collezione Fall 23 a Mumbai, la Maison ha più volte ribadito che lo show serviva a sottolineare il forte legame che unisce l’artigianato indiano a quello del brand francese. A distanza di poco più di un mese, Dior ha annunciato che il prossimo Cruise show si terrà a Città del Messico. Da anni le case di moda viaggiano in giro per il mondo per presentare le loro collezioni, ma questo incessante susseguirsi di eventi dai setting mozzafiato e capi belli ma dimenticabili suscita il dubbio che la necessità di celebrare paesi lontani rappresenti solo un furbo tentativo da parte delle più grandi case di moda di tenere accesi i riflettori dell’attenzione mediatica.
La crociera tradizionale era stata originariamente intesa per consumatori benestanti, che pur di riuscire a mettere piede in posti d’oltremare considerati «esotici» decidevano di visitarli per breve tempo e in modo distratto, lasciando che fossero poi le fotografie e i souvenir a dimostrare ai loro amici quanto avessero viaggiato - e quanto potessero permettersi di viaggiare. Similmente, i cruise show prendono ispirazione dallo stesso fenomeno di nicchia, ritraendo in modo semplicistico e romanzato, come piace ai turisti, la storia di Paesi le cui radici culturali sono decisamente più profonde di quello che lasciano intendere le collezioni messe in scena dalle Maison ospiti. È bello che la moda voglia conservare il suo lato glamorous, spettacolare, reduce dei tempi in cui l’eleganza e lo sfarzo erano l’unica ragione motrice del design, ma se i Cruise show servono solo a ingraziarsi gli investitori, i pubblicitari e i consumatori, allora il senso artistico della collezione non riguarda i vestiti, ma il paesaggio che li incornicia.