Borse che non sembrano borse Dagli zaini a forma di aragosta di Thom Browne alla Lay's Bag di Balenciaga

A forma di piccione, di busta della spesa o della spazzatura, di sacchetto di carta o addirittura di barattolo di vernice. Le borse ormai sembrano non voler mantenere più la loro forma più classica, trasformandosi di volta in volta in qualcosa di diverso, quasi per mimetizzarsi con la vita di tutti i giorni, assumendo le sembianze degli oggetti che ci circondano. L’ultima in ordine di tempo è la Brown Bag di Bottega Veneta che, per una cifra che si aggira sui 1900 dollari, ripropone il design della più classica busta di carta che potete ricevere dopo aver fatto shopping, con la differenza, in pieno stile Blazy, che quella proposta dal brand è in realtà di pelle. Niente di nuovo per il designer francese, ormai lanciato nella sua missione di trasformare tutto in un oggetto di pelle, dai jeans fino ai sacchi del supermercato. Un'operazione già compiuta da Jil Sander, che nel 2012 aveva messo in vendita la sua versione in pelle di una busta di carta, disponibile nella classica variante marrone e in quella nera. Oggi, dagli zaini a forma di aragosta di Thom Browne alla Lay's Bag di Balenciaga, passando per la borsa meteorite di Coperni, non è più ben chiaro cosa dovremmo aspettarci da una borsa di lusso, sia nel design che nei materiali. Probabilmente la risposta più esatta al quesito è: di tutto.

Il lato pazzo di Karl Lagerfeld da Chanel 

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Tra gli amanti delle borse pazze è impossibile non citare Demna. Nel corso della sua ricerca dadaista e provocatoria da Balenciaga, si è spesso concentrato sul concetto di “busta”, come nel 2016, quando un sacchetto Tesco degli anni Ottanta, un modello ancora in circolazione in alcuni supermercati britannici, è diventato fonte di ispirazione per una tote in pelle. Nel 2017 è stata la volta della busta rigida e celeste di Ikea, elevata a versione luxury dal costo di 2.000 dollari. Nel 2022 è toccato alla Trash Bag, letteralmente una busta della spazzatura realizzata in pelle di vitello, e disponibile nei colori bianco, nero e blu per 1400€. La clutch più discussa resta però anche la più recente, presentata duranta la SS23 e poi cancellata dal brand probabilmente per le polemiche che aveva generato. Niente meno che un anonimo pacchetto di patatine Lay's, utilizzato da Demna in persona in un’apparizione pubblica alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa. Della stessa scuola di pensiero, ma con una spiccata passione per il mondo animale, fa parte Jonathan Anderson, direttore creativo di J.W Anderson e di Loewe. Se presso la casa di lusso spagnola il designer ha sperimentato timidamente con la Elephant pouch, per la sua linea personale l’approccio è sicuramente più estremo. Spicca la Pigeon Clutch, apparsa per la prima volta in passerella per la FW22, realizzata tramite stampante 3D per richiamare in tutto e per tutto la forma e le componenti anatomiche del piccione, inclusi becco, zampette e piumaggio. Per la scorsa stagione il designer ha offerto un modello simile, concentrandosi questa volta sul design di una pochette-rana. Di certo l’effetto meme è assicurato.