
La femminilità ribelle del babydoll Da Versace a Loewe, l'abito babydoll è protagonista delle collezioni SS23
Da quando, all’inizio del ‘900, Paul Poiret ha decretato la caduta del corsetto e l’arrivo del reggiseno, liberando le donne dalle rigide imposizioni sartoriali del passato e aprendo la strada a nuove forme nella lingerie e nell’abbigliamento da notte, il babydoll ha attraversato le decadi, acquisendo significati sempre nuovi. Con la sua inconfondibile silhouette a trapezio è passato da capo infantile a divisa per moderne Lolita, da simbolo di emancipazione sessuale a vessillo punk-rock, fino ad arrivare a dominare le passerelle della primavera 2023 e a vestire M3GAN, la bambola robotica più famosa degli ultimi mesi che uccide bulli con un machete sfoggiando un lezioso miniabito di seta rosa. Non è un caso, infatti, se proprio ora che molti governi si stanno adoperando per limitare i diritti delle donne, sempre più costumisti e designer si stanno riappropriando di questo item per affermare la la voglia di una femminilità libera e gioiosa, che non ha intenzione di sottostare a chi vuole dettare legge sul corpo femminile. Così, complici coquettecore e balletcore, il babydoll è tornato ad abitare la creatività di brand famosi come Versace, Loewe, Coach, ma anche di realtà più giovani come Cecilie Bahnsen, Selkie e LoveShackFancy.
L’interpretazione in bilico tra allure naïf, mood da Lolita e attitudine punk-rock, ribelle del babydoll ha ispirato la primavera/estate 1994 di Anna Sui e, in tempi più recenti, anche la collezione SS12 di Meadham Kirchhoff, con i suoi cloni di Courtney Love in abitini di seta abbinati a mary jane e collant color pastello, e la SS16 di Miu Miu con le sue signorine che indossano negligé trasparenti sopra gli altri vestiti. La primavera 2023 segna un ritorno della silhouette descritta da Avery Abbott, rielaborata in diverse sfumature, dalla più sfiziosa e frou-frou alla più lineare. Cecilie Bahnsen ha optato per modelli gonfi e zuccherosi con tinte pastello, maniche a sbuffo e spalle asimmetriche, non troppo diversi dalle popolarissime creazioni di Selkie. Giambattista Valli e Del Core hanno preferito forme più minimali, asciutte ed essenziali; Ludovic de Saint Sernin SS23 li ha usati per sovvertire le norme di genere. Rick Owens li ha barattati ai soliti capi distopici e concettuali; mentre da Coach i babydoll hanno un’ispirazione sixties che, con i loro pattern Vichy e i colori delicati, ricordano il look di Mia Farrow in Rosemary's baby. Loewe ne ha fatto una sorta di evoluzione della classica polo, realizzando deliziosi modelli a righe e a tinta unita che stanno bene sia con e gambe o i collant sia con sotto un paio di pantaloni o jeans in pieno stile anni ’90. Infine, Versace li ha declinati in chiave sexy, mixando seta dall’effetto stropicciato e corpetti in pizzo. "Ho sempre amato le donne ribelli" ha dichiarato Donatella nelle sue note per la sfilata SS23 e cosa c’è parla di femminilità sovversiva più di un babydoll?