
Come è andata la London Fashion Week FW23 Il vento sta cambiando
Londra ha un patrimonio culturale ricco, famoso per le sottoculture, Vivienne Westwood e il movimento Cool Britannia. Ma adesso, in un mondo post-Brexit senza Westwood, come si muoverà la moda? Che impatto avranno le difficoltà sociali sul futuro dei giovani stilisti che Londra è solita promuovere? Il mese della moda è ufficialmente iniziato, e offre finalmente una ventata d'aria fresca.
Per iniziare bene la settimana, Sinead O'Dwyer ha dato una lezione a tutti i marchi sull'inclusività dei casting. Non aveva 20 modelle doppio zero e una modella taglia 10, ma ha incluso persone reali di ogni forma e provenienza corporea. La seconda sfilata della designer ha colpito per la sua forte visione artistica e per la fenomenale comprensione della moda e del rapporto con il corpo. Se molti stilisti usano gli stessi modelli sia per i corpi piccoli che per quelli grandi, il che di solito va a discapito delle taglie più grandi, Sinead ha studiato il corpo e fatto in modo che gli abiti si adattassero come un guanto, mettendo in risalto la bellezza di ognuno. La sua collezione FW23 si è ispirata al concetto irlandese di "dúil", che in inglese significa desiderio. Esplorando l'affetto, la tenerezza, la lussuria e il senso di nostalgia, la stilista ha riscritto il significato di romanticismo, mettendo al centro dell'attenzione i capi. La collezione è stata caratterizzata da una pletora di look monocromatici tono su tono, corsetti in pelle e i suoi caratteristici collant all'uncinetto. Oltre a questa testimonianza del patrimonio irlandese, Robyn Lynch, anch'essa beneficiaria del programma Newgen, ha esplorato il vero significato di essere irlandese. «Quali sono le cose più generiche che vi vengono in mente quando pensate all'Irlanda?», ha chiesto. Verde, trifoglio, danze céili e forse una Guinness. Traducendo questa domanda in abiti, la stilista ha presentato in passerella tinte verdi, mentre il suono di un'arpa suonava in sottofondo.
La settimana si è conclusa con la sfilata più attesa di Londra: il debutto della collezione di Daniel Lee da Burberry. Solo poche settimane prima della sfilata, il nuovo direttore creativo ha cambiato il logo del marchio, a indicare la nuova era. In prima fila c'erano molti suoi ex tutor della Central Saint Martins, la scuola dove si è laureato nel 2009 in knitwear. Dopo gli anni trascorsi a Bottega Veneta, ha dimostrato di amare ancora i colori vivaci e gli accessori piuttosto insoliti, come la borsa dell'acqua calda, che le modelle portavano in giro come una pochette. Dopo una pausa personale, ha portato una nuova identità a Burberry: rivolto alle giovani generazioni, ha saputo capire le tendenze emergenti e le esigenze della generazione dei social media. Ha fatto rinascere Burberry, un marchio britannico per eccellenza, reimmaginando l'identità britannica in un Paese in crisi.