Come i designer hanno interpretato l’aria nella moda Tutte le volte che le passerelle hanno preso spunto dagli elementi

Secondo la cosmogonia, gli elementi fondamentali della Terra sono quattro: fuoco, aria, terra e acqua. Per gli antichi filosofi l’aria è l’emblema dell’equilibrio, la mediatrice dell’acqua e del fuoco, un elemento sinonimo di purezza di spirito e fervida immaginazione. Forse proprio per questi motivi è stato facile per il mondo della moda tradurre in abiti l’elemento, ispirandosi al flusso elegante del vento e alla leggerezza delle nuvole, a volte per il design di accessori, a volte per il concept di intere collezioni.

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Lady Gaga photographed by Nick Knight for Vanity Fair, 2010
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Iris Van Herpen FW2019
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Issey Miyake SS1995
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Iris Van Herpen SS2019
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Issey Miyake
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Moschino SS2023
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Sam Smith at the Brit Awards
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Fredrik Tjærandsen Graduation Show, 2019
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Prada Soft
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Loewe's Puffer Jacket worn by Hailey Bieber
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Jacquemus, Bambino Soft
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Loewe FW2017
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John Galliano SS2013
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Alexander McQueen SS2022
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Louis Vuitton Menswear FW2020
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Alexander McQueen SS2022
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Kate Moss for Alexander Mcqueen, FW2006
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Alexander Mcqueen, FW2006
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Remote Control, Hussein Chalayan SS1999
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Remote Control, Hussein Chalayan SS1999
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Björk on her album cover Post, wearing Chalayan's Airmail dress
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Airmail dress, Hussein Chalayan 1999

Poche volte si riesce ad evitare di nominare il mito di Alexander McQueen quando si parla di fashion show dal concetto ricercato. Nonostante il designer inglese abbia molto spesso scelto il fuoco e il colore rosso nelle sue collezioni, come le collezioni “Joan" e “Highland Rape” e i numerosi omaggi alle propri radici scozzesi, tra le sue sfilate più famose - che poi sono tutte - spicca sicuramente “The Widows of Culloden”. Messa in scena nel marzo del 2006, la collezione ha debuttato a Parigi, su una passerella in legno affiancata da una piramide in vetro molto simile a quella del Louvre. Il rumore del vento era inserito nella colonna sonora dello show a suggerire cieli freddi, mentre le modelle sfilavano indossando le creazioni alate del cappellaio irlandese Philip Treacy, un omaggio alla storica musa del designer Isabella Blow e un chiaro riferimento alla passione che McQueen ha sempre nutrito per l’uso di animali a scopo simbolico. Nonostante l’indimenticabile raffinatezza della collezione, il momento culmine di questa collezione è stato l’arrivo di Kate Moss, che ha fluttuato nell’aria attraverso un ologramma avvolta in volant di organza bianchi. È stato un momento memorabile, non tanto per l’utilizzo di questa tecnologia avanzata, ma più per la scelta di ingaggiare Kate Moss, una top model che pochi mesi prima aveva perso molteplici contratti con stilisti affermati dopo essere stata al centro di un grande scandalo, fotografata da media inglesi mentre faceva uso di cocaina ad una festa. Con un’immagine suggestiva che ha lasciato il pubblico a bocca aperta, McQueen ha reso Moss una visione fluttuante onirica, ristabilendo la sua reputazione di grande icona. 

Un altro grande ingegno nato da un’ispirazione “alata” è stato utilizzato anche dal designer cipriota Hussein Chalayan per la sua collezione Fall Echoform del 1999, uno stilista che, come McQueen, è rimasto nella storia per i suoi show di alta produzione che intrecciavano la moda con la performance artistica. Presentata su una pista go-kart completamente bianca, la collezione è stata aperta da un look futuristico strabiliante: un abito in fibra di vetro lucida assemblato con lo stesso look di una fusoliera di un aeroplano che, quando la modella Audrey Marney ha raggiunto l’apice della pista, ha cominciato a muoversi, alzando alcuni dei suoi segmenti imitando il movimento pre-decollo delle ali di un aereo. Il concetto dietro a questa ideazione, che si basa sulla relazione intricata che il designer ha avuto con il mondo dell’aviazione e della migrazione, è stato ripreso da Chalayan anche con l’Airmail Dress, un vestito in un tessuto simile alla carta chiamato Tyvek che può essere piegato ed inviato, come una lettera che «può diventare un simbolo di assenza o presenza.»