
Come Timberland ha costruito il suo futuro Future73 celebra il 50 anniversario dell’iconico Original Yellow Boot
In questi strani tempi per l’industria della moda, una collaborazione può ucciderti o, ancor peggio, può suggellare la tua più completa ininfluenza in un universo che continua a muoversi alla velocità della luce. Allo stesso modo la collaborazione giusta può farti ritrovare un posto nel mondo, aiutando i consumatori a ricordarsi delle tue unicità. Ma cosa succede quando quelle collaborazioni sono più di una, anzi, più di cinque? E quando vengono accompagnate da una serie di iniziative che, nel mentre, mirano a far riscoprire ai consumatori la tua vera essenza? È una domanda da fare a Timberland, che con Future73 celebra i 50 anni dall’iconico 6-inch yellow boots, con una speciale iniziativa che coinvolge sei tra designer e creativi chiamati a reinterpretare la loro personale visione dell’icona: da Edison Chen, a Samuel Ross, Suzanne Oude Hengel, e Nina Chanel Abney, e poi ancora Humberto Leon e Christopher Raeburn.
Il futuro
Il concetto di onestà è estremamente presente lungo tutto il racconto di Future73, un progetto nato con l’obiettivo di visualizzare il futuro di un oggetto così tanto iconico da aver rappresentato l’essenza stessa di Timberland. Sei approcci completamente differenti che derivano da sei visioni del mondo - oltre che da sei parti del mondo - diverse. Edison Chen, il founder di CLOT, ha ad esempio raccontato il processo dietro il suo modo di intendere le collaborazioni, “facilitato” dal ruolo del suo brand in Asia e nel mondo: «cerchiamo di sottolineare gli aspetti più iconici dei brand con cui collaboriamo, in modo autentico rispetto al nostro messaggio e al nostro brand. Per noi come CLOT è più semplice perché riusciamo a rappresentare la Cina in un modo che non tanti brand cinesi sono riusciti a fare».
Per Humberto Leon è invece stata l’idea di sfidare le possibilità tecnologiche del brand nel riprodurre uno stampo mai fatto prima a spingerlo a voler osare, oltre alla pazza idea di non voler ricondurre un capo a una specifica stagionalità: «nei brand ogni capo o scarpa ha sempre una funzione stagionale. Ma io sono cresciuto in California indossando 6-inch con gli shorts e quello che volevo era realizzare qualcosa che potesse essere utile per ogni stagione». Suzanne Oude Hengel ha destrutturato il classico Timberland boot attraverso un uso ingenieristico del knitweart, mentre REABURN si è affidato a una certa idea di funzionalità e di riciclo - sia la sua creazione che quella di Chen fanno parte dle progetto Timberloop votato alla sostenibilità e alla promozione dell’economia circolare - mentre ancora Nina Chanel Abney, pittrice e talentuosa artista contemporanea ha lasciato che la sua idea di Timberland guidasse la sua collaborazione. Approcci diversi che si identificano alla perfezione nella volontà di un brand di fare cose diverse, passando dal vero workwear americano (con TimberlandPro) all’attenzione per il mondo outdoor senza però dimenticare quello che ha reso il Timberland 6-inch una delle più immediate icone americane: la volontà, indossando un paio di boot, di sentirsi bene. In qualsiasi modo possibile.