
Tutti i look delle bambole assassine al cinema Vogliamo il guardaroba di M3GAN
D’accordo, forse non vi piace l’horror. Ma anche se non vi piace, se siete dotati di una connessione Internet avrete sentito parlare o quanto meno siete venuti a sapere di M3GAN, ennesimo cult del cinema horror statunitense uscito a fine 2022 e arrivato nel resto del mondo a cavallo tra dicembre e gennaio. La storia riguarda una bambola-androide che, prevedibilmente, diventa troppo intelligente e inizia a uccidere persone per proteggere la sua proprietaria. La bambola è diabolica, vero, ma è anche favolosa come solo le vere mean girl sanno essere. La maniera in cui si toglie gli occhiali da sole come se fosse Miranda Priestly ne Il Diavolo veste Prada? Favolosa. La maniera in cui avanza verso la vittima con un machete in mano con la stessa convinzione di una top model? Incredibile. Le sue battute gelide, la sua teatralità, la sua cuteness omicida? Una miniera di meme. E non parliamo di come a un certo punto si metta a cantare Titanium di Sia in un momento di assurda, geniale campiness. Ancor prima di uscire, M3GAN era diventato un fenomeno social già alla release del trailer, e in particolare grazie a un certo inquietante balletto che faceva la bambola diventato immediatamente virale su TikTok e Twitter.
"Here’s the thing: M3gan doesn’t need sunglasses. She’s a doll. She wears them for drama"
— Ally Ally Oxen Free (This Appearing House out now) (@AllyMalinenko) January 19, 2023
I snorted! Bless this little gay icon https://t.co/2YlP2yj4jN
Con l’accumularsi dei meme, l’interesse verso la pellicola e la sua letale protagonista sono aumentati, anche grazie al geniale marketing del film che ha popolato gli stadi americani di “copie” della bambola che ne rifacevano il balletto, di account Twitter e TikTok in cui M3GAN pubblicava commenti mordaci diventati poi virali e anche di una serie di finte interviste pubblicate su Dazed e The Face in cui il suo personaggio “usciva” dalla finzione del film per rispondere alle domande dei giornalisti. L’attenzione tributata all’ultima di una lunga serie di bambole assassine ha poi riacceso l’interesse nei confronti dell’archetipo della bambola assassina e del suo sottogenere di riferimento, portando ad esempio giornalisti come Joshua Lyon a sottolineare come, proprio in quel sottogenere, l’identità delle bambole assassine sia legata al loro costume. E nel caso di M3GAN quel costume avrebbe potuto tranquillamente essere firmato da Gucci o Prada – anche se non lo è stato. In generale, però, il guardaroba di M3GAN, che nel film indossa cappotti di seta e cachemire, colletti di pelliccia, scarpe Mary Jane e un fiocco di seta al collo, rappresenta una nuova e moderna addizione al catalogo di bambole assassine al cinema dotate di un look distintivo - look che spesso è definito dalla sua eleganza un po' antiquata. Il che ci fa domandare, come mai le bambole assassine al cinema sono vestite così bene?
In linea di massima, comunque, le bambole assassine del cinema derivano tutte dai due progenitori, Hugo di Incubi della Notte e Talky Tina da La Zona d’Ombra. C’è una sola, notevolissima eccezione, ovverosia il personaggio che ha dato il suo nome, in italiano, al franchise La Bambola Assassina (in inglese è Child’s Play): Chucky. La bambola più famosa del cinema horror non solo è praticamente il responsabile della sopravvivenza del sottogenere, ma il suo intero franchise (che include otto film e una serie tv uscite tra il 1988 e il 2021) rappresenta la testimonianza di un ammodernamento dei costumi che poi i film di James Wan avrebbero cancellato. Il costume iconico di Chucky, infatti, è una salopette infantile indossata con una longsleeve variopinta a righe, un look molto anni ’80; ma man mano che il franchise progrediva negli anni ’90 a Chucky andarono aggiungendosi altri personaggi: prima Tiffany, “moglie” di Chucky che sfoggia outfit gotici e provocanti in linea con l’estetica goth di fine anni ’90, fatta di choker di velluto e giacche di pelle nere indossate insieme a un abito da sposa in La sposa di Chucky; poi c’è il fondamentale personaggio di Glen/Glenda, progenie genderfluid di Chucky (non vi stiamo a spiegare tutta la trama del film) che già nel 2004 diceva sullo schermo: «Sometimes I feel like a boy. Sometimes I feel like a girl. Can I be both?» L’outfit genderfluid di Glen/Glenda ha un viso pallido e androgino, capelli corti, e un look total black indossato sotto una t-shirt viola.
Al di là del progressismo del franchise di Child’s Play, più involontario frutto di uno script sensazionalista e iper-umoristico che di un genuino impegno sociale, il sottogenere delle bambole assassine al cinema si fonda sulle false aspettative. In altre parole, le bambole inquietanti sono inquietanti proprio perché i loro look sono così antiquati e dunque in teoria teneri e rassicuranti ma leggermente fuori fase rispetto alla nostra realtà e dunque perturbanti. Il caso di M3GAN, ne è l’ultima riprova – ma con qualcosa in più. Come prima vera bambola assassina della Gen Z, e soprattutto come un altro moderno mostro, il Babadook, prima di lei, M3GAN è diventata un’icona anche per la comunità LGBTQ+ (iconicità confermata da uno sketch SNL con Aubrey Plaza che recitava tra l'altro nel reboot di La Bambola Assassina) grazie alla sua attitude e soprattutto ai suoi look che, più che inquietantemente vittoriani, sono opulenti: coprispalla di cachemire, occhiali firmati, fiocchi di satin e una cascata di onde dorate. Il suo guardaroba è stato paragonato a quello di personaggi come Blair Waldorf e Regina George, la sua fredda baldanza ne ha fatto materiale infinito per ogni sorta di meme e quanto ai suoi look, a quanto pare ne vedremo di nuovi molto presto, dato che un sequel è già stato annunciato per gennaio 2025.