
Il sensuale fascino dei mini-orologi vintage di Cartier Il tempo dei mastodonti da polso in acciaio è finalmente finito
Negli ultimi giorni il mondo dell’orologeria di lusso è entrato in fibrillazione: quello che è forse l'orologio più raro mai creato da Cartier è riapparso dopo quarant’anni e sarà messo all’asta da Sotheby’s a settembre. L’orologio in questione è il Cartier Cheich, di cui esistono solo quattro esemplari conosciuti, e che era stato dato in premio al motociclista belga Gaston Rahier dopo aver vinto il Dakar Rally per due anni di fila, nel 1984 e nel 1985. Il premio era commisurato allo sforzo: il percorso del rally inizia a Parigi e finisce a Dakar, in Senegal, e si snoda per 15.000 chilometri attraverso due continenti, superando montagne, deserti e pianure. Nel 1983 Alain Dominique Perrin, allora presidente del brand, istituì la Cartier Challenge insieme al fondatore del rally Thierry Sabine stabilendo che una serie di premi sarebbe stata consegnata a chi avesse vinto il rally per due anni di fila nella stessa categoria di gara che include moto, automobili, camion e quad.
Il Cartier Cheich era uno di questi premi – e la vittoria di Rahier fu l’unica volta in cui qualcuno vinse la Cartier Challenge. L’orologio era stato creato nel 1983 – parte di una “famiglia” che includeva un secondo esemplare, una terza versione più piccola ma ricoperta di diamanti pensata per le atlete femminili, entrambe ancora custodite da Cartier, e un quarto orologio che venne offerto dal presidente di Cartier a Sabine e che si dice sia stato consegnato al motociclista Hubert Auriol e ora è considerato perduto. La cassa dell'orologio, disegnata da Jacques Diltoer, raffigura il logo del rally: la sagoma di un tuareg che indossa il tradizionale "cheich" intorno alla testa. Lo Cheich però rappresenta non solo una specie di Sacro Graal dell’orologeria di lusso ma anche la più pura manifestazione dell’estetica ambigua e surreale che circonda alcuni modelli storici di Cartier ricercati come altrettanti Graal da appassionati di tutto il mondo.
L’orologio di Cartier più iconico, almeno nel mondo della moda, è infatti il Cartier Crash, creato da Jean-Jacques Cartier nel 1967 quando alla filiale londinese del brand giunse un orologio da riparare dopo un incidente d’auto. Il modello in questione era il Baignoire Alongée, ancora uno dei modelli di punta della produzione Cartier, che nello schianto era stato deformato acquisendo un’insolita e strana bellezza. Secondo la storie del modello presente sul sito di Sotheby’s, l’orologio «non incarna in modo particolare nessuna delle caratteristiche stilistiche tipiche del decennio e, anzi, si può dire che non incarna del tutto le caratteristiche stilistiche di nessun decennio. Forse è proprio in questo che risiede il suo fascino: la sua natura astratta è in un certo senso trascendente».
Gender neutrality, estetica old money, nostalgia del passato analogico, ma anche un reindirizzamento dei gusti: dall’interno dell’orologio all’esterno, da significante di social status a significante di cultural status, da strumento a ornamento. Questi piccoli orologi che potrebbero essere usciti tanto dal portagioie della nonna che dalla cassaforte di un aristocratico francese degli anni ’60 in vacanza a Saint Tropez, rappresentano la rottura con un certo tipo di estetica menswear che si affida a una serie di marcatori di genere e status ormai così cristallizzati e immutabili nel proprio canone da non suggerire più nulla, ormai troppo triti e già visti – un orologio troppo vistoso è tra questi.