
Estremo è bello: storia dei piercing nella moda Da simbolo di ribellione a ossessione post-grunge dei designer
Che si tratti della sovversione punk di Vivienne Westwood o dell’estetica post apocalittica di Balenciaga, la moda ha esplorato le sottoculture assorbendone i codici stilistici, talvolta svuotati del loro originario messaggio di sovversione, talvolta sfruttati come manifesto ideologico proprio per la loro accezione semantica. E se c’è un simbolo che ancora oggi denota l’appartenenza a una sottocultura, che sia emo, punk o gabber, è il piercing, il protagonista assoluto dell'ultima sfilata di Jean Paul Gaultier disegnata da Olivier Rousteing durante la settimana della moda parigina, in cui enormi nostril hanno evocato l’iconica catwalk tribale SS94 dell’enfant terrible. Septum, nostril, labret, smiley, cheek: ne esistono di tantissimi e possono ricoprire le più disparate parti del corpo. Nella moda non solo adornano i volti efebici di modelle e modelli, ma possono diventare anche un’applique su felpe, maglie, borse e cappelli, conferendo ai capi quell’allure post-grunge che tanto piace a designer del calibro di Demna Gvasalia, Riccardo Tisci, John Galliano, Thom Browne, Alessandro Michele, Jonny Johansson, Martin Margiela.
Mentre gran parte della fashion industry si rivolge a professionisti come J. Colby Smith, Kate e Laura Mulleavy hanno arricchito le sopracciglia delle modelle con file di piccoli orecchini a cerchio per la sfilata di Rodarte della primavera 2015 e Dries Van Noten ha presentato a Parigi il suo beauty look con piercing finti: una linea metallica dorata tracciata al centro del labbro inferiore per simulare un vertical labret. Tra i designer che hanno preferito ricollocare i piercing dai volti ai capi invece, una menzione d’onore va a Marni by Francesco Risso, fonte infinita di mocassini, mary jane, stivali e dall’ultima collezione anche camicie di seta ricoperte di anelli sottili, allo stesso modo Balenciaga ha spesso utilizzato i piercing come il septum o il nostril per decorare cappelli da baseball e camicie. Con il revival Y2K invece la moda ha riscoperto le Piercing bag di Galliano per Dior, che oggi al retail hanno visto duplicato il loro prezzo originario, simbolo di in un periodo in cui il brand francese aveva un allure dark e hardcore e la classica saddle bag ricoperta di catene e metallo sembrava l’accessorio perfetto per un concerto metal.